IL CAMMINO UMANO

Da Trevi nel Lazio a Collepardo

(Tappa 12 di 16)

Km 26

Bellezza: 9/10

Difficoltà: 7,5/10

Dicevamo di Luisa, in fondo alla cascata, pronta lì ad aspettarmi con un Pocket Coffee in mano.

Anche con la più giovane hospitalera del Cammino, professoressa trentaquattrenne di lettere antiche ad Anagni, fluisce un’amicizia istintiva e immediata: suggellata dal riconoscerci reciproco degli stessi orecchini appesi ai lobi delle orecchie, opera di Marzia. Questo Cammino ricongiunge anime simili. Riannoda i sentieri di pellegrini che incontrano nelle case che li ospitano persone fatte della loro stessa materia.

Con Luisa percorriamo insieme un tratto di sentiero emozionante: è la prima volta che viene inaugurato, una variante meravigliosa disegnata da Simone in collaborazione con tanti volontari che tutti insieme armati di motoseghe e falci hanno aperto una via fino a qualche giorno fa presidiata dai rovi. Ed è un passaggio straordinario, che ci riporta indietro in un tempo senza tempo. Tutt’intorno armenti di mucche allo stato brado, somari e pecore, cavalli e animali da fattoria. Questa è la terra dove il nonno e il padre di Luisa hanno fatto pascolare i loro animali, una tradizione ereditata con tanta caparbietà dal fratello Daniele, che appena trentenne alleva le mucche e i cavalli di famiglia con lo spirito d’una volta.

E così l’ascesa a Trevi, dominata dalla vista del Monte Viglio e cinta dai Simbruini, incontrando Angelina la contadina che fa la cicoria, lo zio pastore di Luisa e le mucche al galoppo sospinte dai cani (tranquilli pellegrini, basta aspettarne il passaggio al bordo della strada) è uno dei tratti del Cammino che mi ha emozionato di più. E ieri gli ho donato un voto sfacciato: un 10 tondo tondo come l’arrivo a Poggio Bustone, perché la via di San Benedetto significa non soltanto paesaggi dalla bellezza conclamata, ma anche lo scoperchiarsi improvviso di un’Italia che ancora esiste, a misura antica. Impugnata coraggiosamente da ragazzi moderni come Luisa, pasionaria del Cammino più che imprenditrice, ma anche guida esperta che ti conduce alla comprensione pietra su pietra del suo paese. Mi racconta ad esempio del “cardellino”, porosa come il travertino di cascata, pietra tipica della valle dell’Aniene, su cui è sorta la civita di Trevi.

La sera è un’altra festa, a casa di Vincenzo, Isolina e il figlio Gianmario. Mi raccontano di un’opera notevole che verrà inaugurata il 3 maggio e soggiornerà permanente qui, incrociando passato e futuro: la proposta della compositrice Laura Bianchini, che già conosco da anni, trebana anche lei, ha vinto il bando europeo “Arte sui Cammini” per un’installazione adattiva, cioè che reagisce all’ambiente circostante, concepita insieme all’artista Licia Galizia. Troverà una sede diffusa in alcuni siti caratteristici di Trevi, ad accogliere i moderni pellegrini con suoni ancestrali e futuristici, sin dalla parete indicata da Luisa nella foto.

Mamma Angela mi prepara una colazione genuina, che condivido con i due suoi figli prima di andare a far visita a Carolina, Milka e le altre ragazze, le mucche appena dietro casa che ogni mattina fanno la sveglia come il gallo, ma con un canto un po’ più vigoroso.

Dopo essermi separata da Luisa che stamattina aveva i suoi studenti a scuola ad aspettarla, mi fermo al bar della piazza e conosco Raffaele: anche lui con Gloria porta avanti la sua attività al passo dei pellegrini. Mi racconta di aperitivi donati a gruppi affamati, di bicchieri regalati come souvenir, di panini infilati negli zaini per chi ne aveva più bisogno.

Anche questo meraviglioso borgo che ha sempre mostrato una particolare vocazione (si dice che sia quello che abbia sfornato più prelati in Italia, in rapporto alla sua esigua popolazione) si sta sintonizzando con l’opportunità di questo percorso umano e spirituale, capace di ricucire una vasta area di confine, dall’Umbria vicina alle Marche, dal Lazio vicino all’Abruzzo e poi alla Campania, e che mi ha portato già a scavallare la provincia di Perugia, poi quella di Rieti fino a Roma per approdare infine qui in Ciociaria, il territorio di Frosinone.

Dopo aver letto un po’ di poesie appese sui muri del centro storico, scendo da Trevi e salgo verso il suo famoso arco romano. Il cielo è plumbeo, qui non piove da troppo tempo, ma non temo i temporali perché il vento trasporta da un lato all’altro del cielo i nuvoloni. Mentre gioco a individuare gli aculei degli istrici mimetizzati sul sentiero (e chi ha buona vista potrà scorgerli tra le foto), la solitudine di pellegrina fuori stagione mi dona i consueti tratti di impagabile silenzio, nel contatto con me stessa fino a sera, fino alla gioia della convivialità.

Luisa è appena alle spalle, che già mi telefona Ivana. Mi aspetta a metà strada, nella sua Guarcino per assaggiare insieme il dolce tipico di questa preziosa cittadina: l’amaretto. Ci incrociamo lungo il Cammino ormai sferzato da una pioggia battente, mentre stavo cercando di fotografare il Santuario della Madonna delle Grazie, immerso nella nebbia. Dal finestrino occhieggia lo sguardo vispo del suo primogenito Gabriele mentre lei mi invita a salire. Ma ormai ancor prima di chiedermelo sa già che non accetterò passaggi in auto: si è sparsa la voce che sono una talebana del Cammino!

Al bar centrale di Guarcino, dove i vecchietti giocano a carte, deliziosi come un tempo, Ivana mi racconta di lei e di Giorgio, dei loro due figli, dell’impresa del B&B La Casa di Ivi, della fede nel Cammino. E mentre parla, penso che ascoltare Ivana è come stare con Giusi dieci giorni fa, e poi con Piera, Cristina, Rita, Antonella, Alice, Rita, Simonetta, Marzia, Luisa. Le donne del cammino già incontrate, e quelle che incontrerò, sono il simbolo dell’ospitalità con le loro cucine accoglienti, i piatti antichi, quelle piccole attenzioni che fanno la differenza. Grandi donne, che siano mogli, compagne o suore come le Sorelle di ieri fa lo stesso. Al loro fianco ho incontrato uomini altrettanto grandi, forti, protettivi e onesti, e che siano mariti, amici o frati, fa lo stesso. Il Cammino di San Benedetto, come i grandi cammini del mondo, è un cammino prima di tutto umano, fatto di percorsi costruiti dalle mani degli uomini, e percorsi dai nostri piedi.

www.ilmondodiabha.it

www.camminodibenedetto.it

#donneincammino

…e presto su www.lonelyplanetitalia.it

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