LA BENEDIZIONE DELLA NATURA

Italia Coast to Coast

Tappa 18

Da Capalbio a Orbetello

Km 30

Difficoltà 8/10

Bellezza: 10/10

Avere portato a termine il Cammino Italia Coast to Coast nell’ultimo giorno dei miei 42 anni è stato un segno speciale.

Non l’avevo programmato per questo, non ci avevo pensato fino a ieri. Ma effettivamente questo cammino è stata una benedizione, la benedizione della natura.

Si è chiuso un ciclo di un settennale potente per me, e che questo prossimo ciclo sia sempre più in contatto con l’essenza, con le radici, con quelle che sono le nostre origini. Da dove veniamo significa capire più profondamente dove andremo. E questa è la saggezza della natura, la saggezza ispirata dall’osservazione di lei.

Non c’è regalo più bello per me oggi di poter condividere tutto questo con ognuno di voi.

Perché questo cammino è stata l’occasione del massimo contatto con la natura che mi sia mai regalata. Più che in Australia, più che in Centroamerica, o in Africa: l’Umbria e la Maremma selvaggia mi hanno insegnato a mettere in pratica quello che il mio guru dei boschi mi ripete da mesi con convincente pacatezza: la natura è benevola, l’unico pericolo per i boschi è l’uomo, non gli animali.

L’ultimo tratto del mio attraversamento dei boschi del C2C inizia alle sette di sera, e ho ancora due ore di Cammino filate fino a Capalbio.

Il contadino che mi trova all’incrocio con la strada di Malerba seduta in terra a rifocillarmi prima dell’ascesa all’ultimo colle, si ferma con la sua Panda verdina molto anni Ottanta e mi dice di cambiare strada. “Guarda che qui dritto è pieno di lupi e di chinghiali!”.

Io ogni volta che la gente mi parla così, mi chiedo l’utilità di tutto questo. Quando domando “scusi è di qua per il posto XY?” e ti ribattono fischi per fiaschi “uh, ma è lontanissimo”…mi rispondo: ma perché questa preoccupazione? Forse perché loro non camminano davvero per chilometri, e non sanno quanto è bello andare nei boschi.

Il mio amico guru, il massimo esperto di cammini, surviving, flora e fauna che conosca si chiama Simone Cresti, laureato in medicina e camminatore professionista per nove, dieci mesi l’anno. Conosciuto sul Cammino di Santiago.

Non lo ringrazierò mai abbastanza per i consigli che in questi ultimo giorni di boschi boschi boschi mi ha inviato quotidianamente, in diretta dai suoi percorsi portoghesi e spagnoli.

Andiamo a sfatare alcuni miti, citando Simone.

Primo, i cani maremmani: non c’è motivo di pensare che vogliano farci del male. Sono stati educati per difendere le pecore che considerano di loro proprietà, quindi non dobbiamo fare nient’altro che proseguire tranquilli sulla nostra strada, ignorando loro e soprattutto le belanti creature. Ci verranno magari vicini, pure ringhiando, abbaiando con atteggiamento minaccioso, come è successo a me che in questi ultimi giorni me ne sono trovati vicini proprio parecchi, fino a un bel gruppo di cinque tutti insieme. Mi sono attenuta alle indicazioni di Simone ed è andato tutto bene: non dobbiamo fare nient’altro che farci vedere nelle nostre reali dimensioni, belli grossi, e non spaventati. Invece di accelerare il passo, di scappare dando loro le spalle a mo’ di preda, molto meglio camminare tranquilli, girandoci ogni tanto verso di loro e avanzando in retromarcia, continuando cioè a dare alle bestie il fronte e non le spalle.

Potrà succedere infatti che ogni volta che ci voltiamo loro ci vengano più sotto, allora basterà rigirarci, fermarci, farci vedere tranquilli. E stiate tranquilli anche voi, cari camminatori, non vi succederà nulla.

Primo consiglio di Simone messo in pratica, e con successo.

Secondo punto, i cinghiali: certo, qualche sera fa ho voluto non fare preoccupare Civitella del Lago e ho accettato l’invito di Gloria a uscire dal bosco date le pessime condizioni atmosferiche alle otto di sera. Ma in definitiva anche i cinghiali non sono animali pericolosi, non capiterà mai che aggrediscano l’uomo che non voglia fare loro del male. Simone Cresti mi ricorda sempre che ogni creatura non è pericolosa: lui, che è anche un grande esperto di lupi, mi ha raccontato che dal 1700 un lupo non ha mai fatto male al’essere umano. Pensate, tramanda nella sua linea di sangue il fatto che siamo noi i pericolosi. E con il suo super fiuto, è capace di sentirci a tre chilometri di distanza, tenendoci sempre bene alla larga.

Anche le vipere non sono così preoccupanti come si crede, mi ribadisce Simone, anzi: sono serpenti particolarmente docili. Il primo morso spesso non è velenoso, anche se dovessimo calpestarle. In ogni caso il loro veleno non è quasi mai mortale, come invece ci raccontano hanno insegnato.

Dunque stiamo tranquilli, il bosco ci è amico, dobbiamo nutrire fiducia nella Terra, nella natura benigna del Creato.

Con le parole del mio guru di cammino, prendo coraggio e avanzo. So che attraversare il bosco durante il tramonto è il momento

più propizio all’uscita dei cinghiali. Non faccio in tempo a pensarlo che un’enorme creatura marrone sbuffante attraversa trasversalmente il sentiero mettendo in azione uno scatto micidiale, con un piccolo dietro al trotto. Non nego che il cuore mi è balzato in gola, aspetto giusto un minuto e poi avanzo fiduciosa. Pura fiducia nel bosco.

Percorro una via incredibile, con i sensi risvegliati come mai. Mi rendo conto che ogni suono è amplificato di così tante volte che se mi pongo in attenzione ascolto ogni cosa, ogni dettaglio fuori e dentro il mio corpo con una lente di ingrandimento inaudita.

Attraverso un passaggio accanto a un lago, poi salgo in alto verso la luce del tramonto. Dietro una curva ho la possibilità di uscire dal bosco, percorrendo una scorciatoia che mi porta dritto a Capalbio dalla strada asfaltata. È il momento della scelta: preferire la strada ordinaria, tanto se baro chi mai lo saprà? o tirare dritta rischiando il buio nel bosco. Ci penso brevemente, poi decido per la seconda via: cosa mai avrei imparato se avessi proseguito? Io sono qui per dare fiducia al bosco, e alla natura.

Il premio per questa decisione è l’apparizione di un secondo grande cinghiale davanti a me: passeggia al lato del sentiero, attendo che rientri nella boscaglia, e passo avanti a lui con maggiore fiducia.

La visione di Capalbio arrossata dal sole che tramonta sul monte è il coronamento di questo cammino che volge alla fine: la sorpresa più dolce e inattesa mi attende dietro le sue curve.

La mia amica Albertina Marinelli ha preparato Casa Terra del suo B&B Casa Cabalbio solo per me. Lei è in Olanda, ma un anonimo angelo custode ha fatto le sue veci: una bellissima e salutare cena è pronta sul tavolo, davanti a una terrazza mozzafiato.

È una serata per me con me stessa, di pensieri, riflessioni, emozioni senza parole.

Vado a dormire presto, e presto mi sveglio per gli ultimi trenta chilometri fino a Orbetello.

Tutto sembra scorrere a perfezione, se non che spegnendo la luce della stanza per la notte disattivo il mio telefono in carica. Praticamente mi sveglio con l’iPhone moribondo, il power bank a zero, e l’ultima tappa tutta da fare.

Caro Simone, Simone Frignani intendo, mio amato creatore di questo Cammino e del San Benedetto. Ti avevo detto che avrei avuto una sorpresa per te: la sorpresa di non avere foto per il mio sigillo a questo Cammino.

Immaginavo anche io con impazienza uno scatto trionfante sotto il cartello d’ingresso a Orbetello. Ma il cellulare, dopo un po’ di chilometri, proprio non ha retto. Le foto sono arrivate laddove è arrivato il telefono.

E quindi eccoci qui a Firenze, a scrivere dal Relais Santa Croce di un’avventura che ha visto l’ultimo capitolo di una storia che è stata tutta a me per me. Sono arrivata qui con quei tacchi nello zaino, domani presenterò un concerto in mattinata, poi un altro evento a Bologna, quindi lunedì di nuovo in Rai.

Arrivata in hotel da reporter e con lo zaino in spalla, il concierge quasi non poteva crederci, alle ragazze alla reception ho dovuto raccontare qualcosa, e poi in una camera da milleunanotte ho svolto le consuete abluzioni da Coaster come se niente fosse.

E intanto ripensavo alla commozione del primo spicchio di mare dall’alto, alla meraviglia della lingua di terra della Feniglia, all’azzurro quasi verde dell’acqua tirrenica, con il mio piede nelle onde d’una giornata di mare scrosciante, e poi quei chilometri oltre, affondando in una sabbia immacolata.

Sì amici, la lezione è che ci sono emozioni da tenere solo per noi.

So che mi perdonerete e Simone, so che capirai: tutte queste foto non scattate sono il mio regalo personale di compleanno da condividere ad occhi chiusi.

Sono il mio invito a mettervi in marcia da Costa a Costa, per conquistarvele da voi.

Perseguitati dalla gioia!

Italia Coast to Coast

Tutta la storia su www.ilmondodiabha.it #ragazzeingamba #retenazionaledonneincammino #italiacoast2coast

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