La storia più speciale di queste pazze pazze settimane

Oggi che è un giorno speciale voglio raccontarvi la storia più speciale che mi è capitata in queste pazze pazze ultime settimane.

Qualche giorno fa, di ritorno a casa, vengo accompagnata da un amico alla stazione di San Pietro. Mancavano solo un paio di minuti alla partenza del treno, c’era da correre se non volevo aspettare mezz’ora. Trotterellando in direzione dei binari, controllo nella tasca la posizione abituale delle chiavi della macchina…che da Palidoro mi riporta come tutti i giorni a casa. Unico mazzo di un’auto in prestito, non erano lì. Cosa fare? Affidarsi al fatto che di certo le avevo messe da qualche altra parte e correre al binario 5, oppure fermarsi, perdere il treno e ritrovarle?

Roba di 1 secondo e mezzo di connessione con il mio istinto…poi la scelta:

Meglio perdere un treno che perdermi. Si tratta solo di aspettare e ne passerà un altro.

E così…non è mica finita qui. Mi giro con la faccia di chi si appresta a cercare un ago in un pagliaio, invece è bastato solo respirare e girarmi un istante…che le chiavi erano proprio lì dietro, che brillavano sull’asfalto. Giusto dove mi aveva depositato il mio amico. Le acciuffo, corro al treno.

Arrivo al binario e lui era lì…pronto a partire e con le porte già chiuse. Busso batto chiamo, la controllora mi apre con l’aria di chi pensa “Porella!” e mi fa montare su. Stiamo per ripartire. Tanto per dirle, le chiedo conferma: “Va a Palidoro?” E lei: “Questo va diretto a Pisa, oggi fa eccezione!”. Immaginandomi già di fronte alle Torre, protagonista di un’odissea, la supplico di farmi scendere. Incredibile ma vero, in un nanosecondo la tipa tira fuori la chiave rossa per la procedura d’emergenza e mi salva: ferma il treno in partenza. Mi dice: “Lei è fortunata! Il treno giusto è al binario di fronte…”

Ma al binario di fronte il treno anche aveva le porte chiuse. E aldilà non c’era nessuna controllora gentile. Busso, chiedo ai passeggeri di aprirmi, ma solo spallucce.

Perdo il treno, stavolta lo perdo davvero. Accanto a me una signora compassionevole mi fa: “Cara, aveva una coincidenza?”. La guardo come una marziana, pensando che a Palidoro è già grasso che cola che ci arrivi un treno…”. Inevitabile la mia replica: “ma perché, questo dove andava?” “A Termini!”, mi dice lei mentre in lontananza borbotta in arrivo il nostro treno, il treno giusto finalmente.

Tutto questo in soli due minuti, o forse tre quattro considerando i ritardi di questi treni che comunque, dai, fanno il loro lavoro.

Questa la mia storia nell’ultimo giorno di conduzione a Radio3, coi dischi che mi hanno fatto compagnia in su e in giù dal lunedì al venerdì. Il treno giusto passa sempre, e passa al momento giusto: tutto sta a non perdere le tue chiavi.

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