L’ESPERIENZA UMANA

Da Colle Berardino a Orvinio

(Tappe 7+8 di 16)

Km 30

Bellezza: 8,5/10 + 9,5/10

Difficoltà: 7,5/10 + 8,5/10

Sono belli da vivere Alice e Federico, 36 anni da Napoli lei, 34 da Roma lui. Si sono incontrati 10 anni fa a Viterbo studiando Agraria e Scienze Ambientali Marine e da due anni sono artefici di una vera e propria impresa. Agricola.

Colle Berardino è il nome della loro azienda biologica, in onore del nonno di Alice che proprio qui comprò per primo un pezzetto di terra. Un’intuizione quella di Berardino che inaspettatamente si è trasformata in una scelta di vita per la nipote. Una fuga di cervelli dalla città? Tutt’altro: è la realizzazione di un progetto, di un sogno al passo con i tempi. Sempre più intellighenzie infatti scelgono il ritorno alla terra, in osmosi con la modernità. Moderno senz’altro è il loro stile di vita: fatto di contatto quotidiano con pellegrini, passanti, amici ed estimatori dei loro prodotti organici.

Lungo il Cammino di San Benedetto, a poco più di 1 km da Rocca Sinibalda, una sosta da Alice e Federico insegna tanto: nel senso antico dell’ospitalità pellegrina, inclusiva di tutto a proporzione donativa, a misura cioè di ciò che ognuno vuole offrire in cambio di ciò che ha ricevuto. A volte sono soldi, anche più di quanto i due ragazzi desidererebbero aspettarsi, a volte è un dono ancora più prezioso: il tempo. Come nel caso di quel papà con suo figlio, due giovani uomini di bell’aspetto distanti vent’anni, che si sono incamminati dalla Repubblica Ceca sulla via di Benedetto per ritrovare loro stessi e loro due insieme: arrivati a Colle Berardino hanno deciso di donare ad Alice e Federico 24 ore dal borsellino di viaggio, per aiutarli a raccogliere legumi. Sì, perché qui c’è tanto da fare: tra frutta e frutta secca, legumi appunto, la produzione di farine da grani antichi, le marmellate e poi le api, con le loro arnie coloratissime, dipinte dai ragazzi di WWOOF (WorldWide Opportunities on Organic Farms), un movimento internazionale di volontari per lo scambio interculturale nel mondo agricolo che ha portato a Colle Berardino decine di ragazzi provenienti da tutto il mondo: Giappone, India, Brasile, Australia, come nel caso di Tim e Georgia, che sono qui proprio in questi giorni. Danno una mano nei campi, con il raccolto, e in cambio imparano la cultura contadina e le tradizioni italiane.

Ieri sera sono arrivata da Alice e Federico come sempre in ritardo, troppo. Perché lungo il Cammino di San Benedetto c’è da stare e da sostare, e ieri mi sono intrattenuta sulla variante da poco tracciata da Simone che sale su nel bosco dall’Acquedotto del Peschiera, e che rende questa tappa più varia e significativa. I ragazzi mi hanno accolta con una frittata di uova fresche pochi minuti, con il loro salame, le loro verdure sott’olio, la cecina.

Di buon’ora stamattina ho sorseggiato un uovo ancora caldo di gallina, come facevo con nonna quando mi portava dal suo amico contadino ad Ostia. Saluto portando con me il più bel timbro mai ricevuto sulla credenziale (mano libera di Federico), con la certezza di un arrivederci anche con questi due ragazzi straordinari, protagonisti d’un piccolo miracolo di efficienza e produttività, perché la loro lezione di vita e che sì, si può fare! Ci si può realizzare come laureati contadini, giovani e in gamba, con la casa sempre piena di amici (come Paolo, che è qui come ogni fine settimana), e pellegrini.

La giornata prosegue, è una giornata lunga come questo post, con una doppia tappa da portare a termine. La prima a una meta preziosa: Castel di Tora sul magnifico specchio d’acqua del Lago di Turano. A mezza via sono raggiunta da una visita inaspettata, quanto gradita: degli amici da Roma sono venuti a trovarmi in corsa, per passare il pranzo insieme. Letizia Calandra è la mia amica cantante molto “local” da queste parti, visto che ha casa proprio nel paese dirimpettaio, a Colle di Tora. Mi aveva già portata qui a mangiare un magnifico pranzo da Viola, la cuoca albanese che ha imparato benissimo le usanze locali: e abbiamo tutte le intenzioni oggi di ripetere l’esperienza!

Ci incontriamo nella graziosa Posticciola, con il suo poetico museo diffuso delle tradizioni contadine e artigiane, grazie al quale tutto il paese è addobbato con strumenti dei mestieri in tempo. Si prosegue poi alla volta del sontuoso pranzo tradizionale nella piazza centrale di Castel di Tora, con pasta fatta in casa al sugo di funghi, ravioli e gnocchi al sugo di pecora, poi abbacchio e pollo, cicoria, patate arrosto, coratella e fagioli con le cotiche. Tralasciando il finale con ampia scelta di dolci fatti in casa. Ci raggiungono per il caffè l’attesissima Rita, la “mamma” dei pellegrini a Castel di Tora, che qui è letteralmente rinata dopo una terribile malattia e ricambia la sua gratitudine vivendo per il Cammino, l’amica Elisabetta, splendida restauratrice della chiesetta di San Rocco, quindi la sindaca Cesarina, donna in gamba e propositiva. Arrivano anche due pellegrini dal Trentino: i primi che incontro. E poi ci sono Pio e Renato, due abitanti del luogo che hanno lasciato un segno: Pio come artigiano della pietra, Renato come emigrato a Leicester, dove con la moglie inglese ha aperto una casa famiglia in cui da 32 anni accudisce decine di ragazzi disabili, come fossero figli loro. Una cornice magnifica da un punto di vista umano, ed è la riprova che il Cammino è fatto di incontri, ancor prima che di bellezze paesaggistiche o artistiche.

Ma è tempo di andare, oggi è una giornata di doppia tappa, e ci aspetta un’ardua salita per scavallare poi verso Orvinio. Già, parlo al plurale perché fino a domani non camminerò da sola: Zenno è venuto a trovarmi, ed è bello condividere con lui i paesaggi lunari di quassù, in una totale solitudine a due.

La discesa verso Orvinio regala ancora grandi emozioni: visioni di paesaggi sfumati dal sole, una distesa di mucche chianine che ci salutano sul principio del tramonto. Ancora una tappa con arrivo notturno, ma stavolta non sono sola.

Ad accoglierci sul ciglio della Fori Porta di Orvinio c’è Maurizio, un gigante buono che ha scelto un angelo di donna accanto, Simonetta. Il sorriso dei loro gemellini, Gaia e Francesco, è il migliore benvenuto a casa per stasera.

www.ilmondodiabha.it

www.ilcamminodibenedetto.it

#donneincammino

E presto su www.lonelyplanetitalia.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *