OGNI FINE È UN NUOVO INIZIO

Da Roccasecca a Montecassino

(Tappa 16 di 16)

Km 19

Bellezza: 9/10

Difficoltà: 7/10

Lacrime. Lacrime di vita. Né di gioia, né di dolore. Niente in particolare, se non la vita.

La fine di oggi che segna un nuovo inizio è iniziata ieri sera, con la visita guidata da Angelo all’Eremo del Santo Spirito, prima del calar della notte. Nelle acque calme dello sguardo di quest’uomo straordinario, che ha seguito con Simone i primi timidi passi della tracciatura del Cammino di San Benedetto, leggiamo la fede, la passione e l’amore per questo progetto. Ma anche la vocazione spirituale che ti fa ardere di vita, tanto per citare le amiche Sorelle dell’Eremo di San Biagio.

Arrivati in questo luogo abbarbicato nella roccia, dove solo creature di eccezionale levatura possono dimorare per giorni e notte al riparo dal mondo, le lacrime prendono a fluire, spudorate. E chissà quante ne ha viste di lacrime negli occhi il caro Angelo, che ci racconta pietra per pietra il paesaggio da quassù.

:aaaa Dopo aver scavallato le luci del tramonto dalla sommità della chiesa intitolata a San Tommaso D’Aquino, che qui nacque portando questa luce in tutto il mondo, la serata è scivolata in un meritato contrappasso profano: al Ristorante La Magnolia ci attende fumante la pizza campione del mondo. Che anche per una come me, che ne mangia parcamente, è stata una delicatissima scoperta. Giuseppe Marcuccilli è un pizzaiolo di 32 anni, con già un’esperienza internazionale e una montagna di riconoscimenti. La fumé, con stracciata di bufala, broccoletti e verdure locali è una specialità da incorniciare per la nostra ultima cena in Cammino.

Stamattina è la sveglia della tappa definitiva sul Cammino di San Benedetto. Tommaso ci fa trovare una ricca colazione, con la torta fresca preparata da sua moglie Immacolata. Poi arriva Angelo: ci aspetta la visita all’Eremo di San Michele Arcangelo. Ci attardiamo oltre il previsto per saluti e baci, e Angelo commenta con un’osservazione che non dimenticherò: “I veri Pellegrini sono quelli che vedono i lampioni accendersi quando sono già in marcia”.

A San Michele bacio l’affresco del Santo con le ali che porta il nome del mio amato fratello, suono una campana dal riverbero lunghissimo, quasi tibetano, ammiro le pitture antiche a due strati sovrapposti. Angelo è sempre lì, a spiegare con il sorriso negli occhi e lo sguardo lungo sulla Valle del Liri, ma è tempo per noi di andare a Montecassino.

Il sentiero che conduce all’Abbazia è bello e gagliardo, con passaggi stretti nei boschi, strapiombi vasti e cavalli e mucche. Il sole è tornato a picchiare, ma dopo due giorni di piogge fa bene alla pelle, ed ecco che dopo un curvone a sinistra compare finalmente l’immensa abbazia: più distante di quanto possa sembrare, è così grande che già la sentiamo vicina. Finita la cima del nostro percorso, mentre scendiamo giù per una strada ombreggiata, Zenno mi invita a fermarmi, a stare lì per un po’, semplicemente a osservare. Gli alberi nei loro diversi verdi, il gioco prospettico di fronde su fronde, lo scartocciare delle foglie e il frusciare persino degli aghi di pino, l’odore di quello che c’è, è forse resina o forse muschio?, il vento sul corpo, uno scoiattolo che arriccia la coda irretito su un ramo. Sempre in silenzio, ascendiamo alle bianche mura dell’Abbazia. L’ultimo timbro per ottenere il Testimonium viene impresso da Maria Grazia all’ufficio informazioni, ma con lo sguardo siamo già oltre, ai cortili che si sovrappongono e salgono alla basilica. Il regalo che non ti aspetti è nella cripta, con i mosaici neoantichi a riflettere nei colori il sentimento ineffabile del divino.

Scorrono le lacrime, lavano il passato e preparano il futuro. Fuori della basilica il sole splende e in fondo alle scale, come nel fine tappa di ieri, ci attende Tommaso. È venuto sin qua per permetterci di saltare sul treno delle 18:13, organizzandomi uno stop-and-go dall’amico parrucchiere Matteo, visto che domani tornerò nei panni della presentatrice.

Tommaso, dolcissimo e buono, è come un papà per i Pellegrini, l’ultimo dono umano del Cammino di San Benedetto: nella sua gentilezza silenziosa io, come Zenno, come tutti i viandanti per il suo B&B Il Feudo vediamo riconosciuto il merito della fatica fatta. Invitandoci a salire sulla sua auto e ponendo così fine ai 310 e più chilometri di Cammino, Tommaso ci restituisce la comprensione di chi sa esattamente cosa va fatto ora, lui che ne ha visti tanti arrivare qui, come noi. L’unica cosa che conta per lui come ultimo hospitalero è farci tornare a casa bene. Pronti per un nuovo inizio.

www.ilmondodiabha.it

www.camminodibenedetto.it

#donneincammino

…e presto su www.lonelyplanetitalia.it

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