La scheda del Camino giorno#5: 22 chilometri da Punta de la Reina (350 metri) a Estella (320), con saliscendi e qualche salita importante.
Difficoltà percepita per Abha: 8/10 – Difficoltà percepita per Andrea: 7,5/10 – Feeling per Abha: 7,5/10 – Feeling per Andrea: 7/10.
Le nostre impressioni: Tappa caratterizzata dall’attraversamento di numerosi ponti. Comunque faticosa per il sole e i continui saliscendi. Stupenda l’accoglienza nell’Hostal “donativo”: ognuno è libero di lasciare quanto vuole, e Lourdes e Manuel – i due hospitaleri – sono meravigliosi. La loro sveglia musicale merita il pernotto.
Le spese: 10 spesa per pranzo al sacco + pausa tè 10 euro a persona per pernotto + colazione; 26 in totale per la cena.
Si raggiungono villaggi, paesi e città. Si percorrono vie, sentieri, boschi, prati, campi, autostrade. Ma soprattutto in questi giorni si attraversano ponti.
Ponti romanici, romani, forse anche più antichi e anche moderni: ma sempre disegnati con il rispetto antico di chi considera nell’occhio il paesaggio e quindi il passaggio su quel gesto: che connette, unisce, permette, trasporta con i loro stessi piedi i pellegrini da una sponda all’altra.
Oggi i ponti sono stati tanti: persino più del solito. Da Ponte de la Reina dove siamo partiti fino a qui, a Estella dove ora ci troviamo, abbiamo perso il conto. Tra quelli che abbiamo sormontato e quelli bucati attraverso i sottopassaggi.
Un primo, poi un secondo, poi un altro e un altro ancora a salutare dall’alto il compagno di questi giorni, il fiume Agra. E così ci siamo interrogati: cosa ne sarebbe di questo filo continuo se fosse invece rimasto interrotto, cosa ne sarebbe di un villaggio e dell’altro, di una sponda e dell’altra, se fossero rimaste divise?
El Camino cuce: riannoda le memorie individuali in una meta collettiva, riassume gli intenti dei singoli in un’unica arcata. Che ha la forza di queste pietre ravvicinate, ciascuna fondamentale e fondamentale l’insieme, nel disegno collettivo della campata. Che ha la forza dei tanti passi, dei tanti intenti, delle scarpe e dei loro suoni segnati invisibilmente gli uni sugli altri, minuto dopo minuto. Di cui solo queste pietre detengono silenziosa memoria.
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Splendido racconto!