Tito è dolcissimo e finalmente ha ripreso a cinguettare. È il dono più bello che mi ha fatto ieri il giardino, con l’albicocco che è stato ancora più generoso del giorno prima. Sono succosissime e grandi queste albicocche, di un arancione che scoppia di sole; e stamattina gli amici di Radio3 avranno di che fare colazione. Mentre ci godremo il disco di Francesco Libetta, pubblicato per festeggiare i 250 numeri di Suonare News.
Tito non capivo che uccello fosse. Caduto così, proprio di fronte al cancello del giardino. Ho provato a dargli un po’ di mollica, delle gocce d’acqua e persino un pezzettino di albicocca.
È stato con me tutto il pomeriggio, ogni tanto lo accarezzavo e sentivo il suo petto muoversi all’impazzata sospinto dal suo piccolissimo e potentissimo cuore. Sembrava tutto cuore l’uccellino, un cuore gigante avvolto in una minuscola palla di pelo.
Ma quando poi ho chiamato zio Tito, super esperto di flora e fauna a queste latitudini, ho capito che il suo omonimo volatilino è un cucciolo di merlo: e quindi non c’era niente che potessi dargli per sfamarlo, se non aiutarlo a ritrovare il becco di sua mamma, provetto nella caccia di vermetti e insetti d’ogni sorta.
E così, prima di salutarci, dall’alto del ramo dove gli ho sistemato la cuccia, l’uccellino si è congedato risuonando con quel nome sorto in ringraziamento del saggio zio.
Da parte mia, nel salutarlo, gli ho donato un’ultima carezza. Il mio grazie per l’esperienza straordinaria di avere avuto il suo cuore tra le mani.