MA PERCHE’ MAI DIGIUNARE?

11 ottobre 2018, il mio digiuno Giorno #2

Quarantott’ore senza mangiare, e non ho fame. Cadono così tanti veli, evaporano le paure, si placa l’agitazione da sovrastimolazione alimentare.

E intanto mi rendo conto di aver già superato il periodo più lungo di digiuno mai sperimentato in vita mia. Digiuno completo sì, in molti me lo state chiedendo. Si mangia vita e si beve solo acqua. Sapete ragazzi? E’ una sensazione molto più normale di quanto possa sembrare.

Ora però, cari amici, tutto quello che vi riporto sono solo le informazioni relative a un’esperienza personale. Sono un’appassionata di salute ma non ho i titoli per dare consigli a nessuno, non sono un’esperta di scienza come lo sono di musica. Dunque prendete tutto quanto vi racconterò come un semplice spunto da approfondire.

Proprio per queste ragioni mi confronto quotidianamente con un amico medico esperto di digiunoterapia. E a proposito delle sensazioni sorprendentemente naturali – “easy” direbbero gli inglesi – che gli riporto, lui mi spiega come il digiuno in fondo non sia altro che un processo fisiologico. Non di rado rimanevamo senza mangiare per giorni, e questo è accaduto per secoli e millenni, a differenza di una manciata di anni recenti, da quando cioè abbiamo preso a nutrirci eccessivamente. Ippocrate affermava che la natura ha il potere di curare ogni patologia, facendo di necessità virtù: ovvero ci ha programmati affinché, quando affrontiamo il digiuno, siamo in grado di riparare noi stessi. Proprio come quando siamo ammalati non percepiamo la fame per combattere al meglio i virus che ci hanno attaccato. Proprio come quando dormiamo si verifica il momento di massima rigenerazione nel nostro ciclo circadiano.

E così, mentre mi astengo dal mangiare, mi nutro di studio. Apprendo così, attraverso le tanti fonti scientifiche che sto approfondendo, che il digiuno è un’arma eccezionale per contrastare le principali patologie. Basti pensare a quante malattie sono collegate all’apparato digerente, e se la fitta rete di sorveglianza del nostro sistema immunitario si trova, per il 70%, nel nostro intestino beh, è facile dedurre quanto il malfunzionamento del sistema immunitario possa ripararsi durante il digiuno, nei giorni in cui questo nostro prezioso organo può dedicarsi a se stesso indisturbato.

Altro tema che sto riscontrando in molti testi, è che il digiuno allunghi la vita. Si fa già un gran parlare di come la restrizione calorica renda più longevi, affermazione ampiamente dimostrata in laboratorio: la vita delle cavie che mangiano di meno è nettamente più lunga dei topi mangioni. Ma gli effetti sono ancora più potenti con il digiuno, e l’amico medico consiglia idealmente un mini-digiuno da 5 giorni da distribuire ogni tre mesi.

Sappiate però che i primi 3 giorni sono i più faticosi. Per questo il mio esperto di fiducia mi ha consigliato un’integrazione anti-stress con assunzione di melatonina, omega3 e qualche grammo di vitamina C, per supportare queste 72 ore in cui il cortisolo può farsi sentire. Che sono anche i giorni più importanti. Servono infatti a farci accedere ai veri benefici del digiuno: se lo praticassimo cioè per una durata inferiore, non potremmo godere dei suoi doni.

Infatti i primi tre giorni servono a esaurire le riserve di glucosio nel sangue e di glicerolo nel fegato. Finite le riserve zuccherine, il corpo umano cambia metabolismo: tutte le nostre cellule modificano il loro assetto metabolico, e il fegato comincia a utilizzare i grassi a fini energetici. Questo fa sì che il corpo si senta più “nutrito”, cioè lo stimolo della fame – non più preda degli zuccheri – svanisce, e noi possiamo proseguire nel nostro percorso alimentati dal nostro super-carburante naturale: i grassi.

Ma quanto possiamo andare avanti? Teoricamente molto più di quanto immaginiamo, come mi spiega il medico: mi insegna che un uomo ben magro, di 60 chili, tiene con sé 15 kg di grasso sottocutaneo, che equivale a 160.000 calorie: un carburante sufficiente per farci andare avanti per diversi mesi.

In pratica però, a meno che di pratiche digiunoterapiche specifiche per patologie importanti che richiedono un percorso clinico assistito, se vogliamo compiere un reset attraverso il digiuno, “cinque, sette giorni possono essere già molto salutari e si possono affrontare serenamente: il digiuno è una pratica fisiologica, non comporta pericoli se ti poni in ascolto del tuo corpo”, mi ripete il dottore.

Come farlo al meglio? – gli chiedo. “La cosa ideale da fare digiunando è…stare a digiuno”, mi risponde con ironica serietà. Dunque bandita qualsiasi sostanza eccitante (il caffè ad esempio), che per giunta metterebbe in moto gli enzimi digestivi. Acqua a volontà, il più pura possibile, e qualche tisana in assenza di zucchero può andare bene (ad esempio ottimale a base di rodiola).

Questa la mia personale testimonianza alla fine del giorno #2, che valga da semplice spunto di riflessione, da approfondire con il proprio medico di fiducia.

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