CdS26: Una casa, una famiglia

La scheda del Camino giorno #26: da Ocoto a Salceda, 31 chilometri compiuti in circa 7 ore di cammino. Percorso con continui saliscendi.
Difficoltà percepita per Abha: 7/10 – Difficoltà percepita per Andrea: 7,5/10 – Feeling per Abha: 
8/10 – Feeling per Andrea: 7,5/10.

Le nostre impressioni: Tappa sempre di boschi, piacevolissima, attraversando paesini come ogni giorno meravigliosi. La stanchezza si fa sentire, malgrado non ci siano difficoltà oggettive: percorrere 30 chilometri e più ogni giorno non è semplice a livello fisico, dunque bisogna tenere conto soprattutto delle proprie possibilità individuali, anche affrontando tappe non difficili, che nella lunga percorrenza diventano comunque pesanti. Oggi siamo entrambi affaticati, soprattutto nei piedi.
Le spese: Pasti 84 (oggi abbiamo scialato senza ritegno passando da un pulpo gallego a un altro! Segnalazione speciale per la trattoria molto familiare Bar Restaurante Tia Teresa nel paesino di Salceda, dove abbiamo assaggiato il polpo con grelos (una sorta di broccoletti…squisiti) e le zamburinas 
  – Snack 2 – Pernotto 24.


Il racconto di oggi lo scrivo ora, quando oggi non è ancora finito. Perché è iniziato ieri sera, a caccia di Serendipity. Ovvero: per la prima volta ci siamo trovati in difficoltà. In difficoltà per trovare da dormire. Finora ci eravamo affidati alla provvidenza e c’era sempre andata bene: mai una prenotazione, mai un ostacolo da dover superare, malgrado molti pellegrini ci avessero raccontato di tappe divenute eterne inseguendo un letto dove stendersi. 


Ma ieri, dopo Palas de Rei è stata veramente dura. Ogni Albergue ci rispondeva allo stesso modo: “Lo siento…”, ma arrivederci e grazie, ritenta e sarai più fortunato . Così, alla faccia della provvidenza, per la prima volta abbiamo iniziato a telefonare. Niente, neanche Sant’Internet ci è venuto in aiuto. Dopo 33 chilometri sul groppone, alle 6 quasi di sera, ci toccava farne altri 9, per arrivare a Melide, cittadina più grande dove di posto ce n’era sicuro. Insomma, Lodovica Lo Surdo…hai presente la sensazione? 

A quel punto Serendipity: ad Andre ho detto: “a ‘sto punto viviamoci l’avventura…accampiamoci su un albero…in un prato…o bussiamo a casa di qualcuno!”.
Detto fatto. Sbuca fuori questo cartello: Casa Familia 100 metri. 

Ci apre il cancello Jos. Un batuffolo di capelli biondi in testa e tanti batuffolini di capelli biondi al seguito.


Jos ha 36 anni ed è il papà di Casa Familia. Con sua moglie Heidi si è trasferito qui dall’Olanda in gennaio, ha costruito legno su legno la sua dimora: un grande giardino sbarbato dalla selva di qualche mese fa illuminato da lampadine solari, un lungo tavolo per mangiare all’aperto, le altalene, una cucina per grandi grigliate, un’ampia zona per fare il fuoco tutto le sere, due tendoni attrezzati come suite di campagna con pavimenti di legno, tavoli e mensole, oltre alla casa principale, che può accogliere altri pellegrini.

Sono sette gli abitanti fissi di Casa Familia: Boas (11 anni), Fera (9), Jona (6), Noèl (4), Lize (1) più i due genitori, con Leon il cane, 2 pecore e 6 galline. Gli altri sono pellegrini, che lasciano la loro offerta “donativa”, per l’alloggio, la cena e la colazione. Gustosa come in famiglia. 


Con noi c’erano tre giapponesi, una signora tedesca e Myriam, un’altra olandese che viaggia da aprile percorrendo in lungo e in largo tutti i Cammini di Spagna con due cavalli al seguito. Proprio come fece Robyn Davidson nel deserto australiano, con il suo seguito di cammelli in solitario. 


Avevamo chiesto un’avventura nella natura, un’avventura in famiglia: Casa Familia è stata l’esperienza più tenera e provvidenziale raccolta fin qui lungo il Cammino. E fin qui significa ormai a 50 chilometri da Santiago. 

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