Due grandi amici per un piccolo giorno

GIORNO #2 – Da San Sebastiàn a Zarautz

Km: 27

Difficoltà: 8/10 (c’è anche la stanchezza del primo giorno che partecipa al voto di oggi…)

Bellezza: 7,5/10

Le spese: Colazione a buffet Hotel Avenida = 12 euro + Aperitivo offerto da Michi 🙂 Spesa supermercato = 18 euro + Albergue Donativo = 5 euro. Totale =35 euro

Le dritte:

1. Al primo segno di rossore/bruciore ai piedi, metti un compeed. Non aspettare che spunti fuori la vescica;

2. Stai il più possibile coi piedi all’aria durante le pause e la sera. Se puoi, fai pediluvi con acqua e sale;

3. Non usare maglie con troppe cuciture, né canottiere: portando lo zaino a lungo di possono venire vesciche o segni fastidiosi sulle braccia;

4. Compra sempre qualcosa la sera da mangiare a colazione l’indomani. Se ti trovi hotel sulla strada, valuta la mossa di mangiare al buffet della colazione;

5. I supermercati sono la migliore risorsa: al Norte sembra tutto più costoso perché sono meno organizzati che al Francese per offrire servizi convenienti (soprattutto i pasti/menù del pellegrino) ai pellegrini. Quindi già dopo un paio di giorni ti accorgi che se non fai attenzione, qui le tue finanze si asciugano velocemente, rischi di allontanarti parecchio dallo spirito del viaggio povero. Perciò se trovi un supermercato al tuo arrivo di tappa, approfitta per fare un piccolo rifornimento di cibo per la colazione e la mattina seguente. Tuttavia non caricarti eccessivamente: ogni 100 grammi sulle spalle valgono un chilo di fatica in più 🙁 ;

6. Non arrivare a esaurire le tue energie: meglio cominciare piano e poi crescere come numero di chilometri e come impegno nella seconda parte del Cammino;

7. Apriti all’opportunità di confrontarti con gli altri pellegrini;

8. Approfitta dell’ospitalità “donativa” dell’Albergue de Peregrinos: uno degli aspetti più positivi del Norte è che, se ti organizzi per arrivare per tempo, c’è almeno un ostello a libera offerta in ogni località principale. Di norma la donazione giusta è di 5 euro a persona.

Ripenso anche ora a quel sorriso che mi ha aperto il cuore. Ed è per questo che vi presento il volto di Gitte Hugger Paxevanos nella prima foto di oggi, anche se l’abbiamo scattata ieri sera al tramonto di una serata stupenda, trascorsa poi a raccontarci di tutto a un tavolino nel centro di San Sebastián.

Il giorno #2 del mio Camino del Norte inizia oggi, alle 5 del mattino nella stanza dell’Air B’n’B di Leonardo. Avevo detto a Gitte che avrei fatto piano piano per non disturbarla: lei sarebbe rimasta a San Sebastiàn a riposare i piedi, io mi sarei incamminata di buon ora invece, come piace a me. Invece lei ha insistito: “Mi sveglio con te, ti preparo una tazza calda come facciamo sempre in Danimarca appena ci alziamo, ti aiuto con la crema e i cerotti e poi mi rimetto a letto”.

Così ha fatto: alle 5 mi porta insieme alla tisana Pukka con cannella e liquirizia anche un pacchettino con il greatest hits di tutto il repertorio che aveva dei Compeed: “perché non devi aspettare che la vescica venga fuori…usali appena senti una leggera irritazione”. Mi presta poi la sua pomata Scholl con grasso di cervo (miracolosa!), quindi supervisiona il mio piede destro sempre facile alle bolle d’acqua, infine mi saluta con un abbraccio e con un “goodbye for the moment” avvolto nel suo dolcissimo sorriso.

Le regalo il buffer giallo usato nello scorso Camino. Un oggetto che mi serve e a cui sono affezionata, ma visto che ne ho un altro posso lasciarglielo: perché a lei serve di più e perché qui mica ci si scambia convenevoli. Se dono deve essere, che dono sia davvero, come togliersi la fetta di torta dal piatto per darla a chi ha più fame di te.

Con il sorriso di Gitte stampato negli occhi, mi incammino nel buio di un’alba che nei Paesi Baschi non sente la sveglia prima delle 7:30 suonate. Marcio di buona lena e con me trascorrono delle mezz’ore: incredula sperimento che pure nei dintorni della movidissima San Sebastiàn non si trova un becco di bar aperto per fare colazione. Eccheccavolo, rispetto al Francese sembra proprio che al Norte se ne fregano dei poveri pellegrini affamati di prima mattina!

Ma stavolta li frego io, idea geniale: alla prima salita spiazzante, adocchio un bell’albergo. Sono le 7 di mattino e mi lancio alla reception. Chiedo di poter fare colazione al buffet (il sottotesto era: a qualsiasi prezzo, altrimenti vi rosicchio i tavoli) e così faccio il pieno di energie all’Hotel Avenida su Igeldo Ibilbidea e metto in saccoccia quest’altra dritta: in caso di carestia, tuffarsi negli hotel.

E faccio bene: perché prima di 18 chilometri non si intravede l’ombra di un baretto. Ad Orio, dove sosto per una bevanda calda, assisto a scene mannare di pellegrini digiuni con gli occhi iniettati di insulina.

Ancora quindi tanto oceano, ancora continui saliscendi. Ogni tanto qualche prezioso segnale occhieggia da in terra, il tempo di uno scatto per raccoglierlo nello zaino fotografico.

L’intenzione era di arrivare fino a Zumari, ma no: dopo 25 e rotti chilometri decido di non forzare, i primi giorni sono i più delicati, di assestamento per la testa e per i piedi. Così mi fermo a Zarautz. Sono le 15:30, un orario più che accettabile per garantirmi un posto all’Albergue Municipal (donativo, e niente male), ma quando arrivo trovo davanti una fila preoccupante. Mi danno il numero 39 e mi rassicurano che una “cama” per me sì c’è. Le operazioni di check in però sono lente, così chiacchiero un po’ di qua e di là con i protagonisti di questo videogame iniziato ieri, in cui tutti già sanno che si ritrovano e si ritroveranno davanti o dietro lo stesso sentiero sempre gli stessi personaggi (mostri ed eroi), tappa dopo tappa fino alla fine…al netto della darwiniana selezione della specie.

Da un po’ però c’è un tipo che mi guarda. Ha una faccia simpatica e ci siamo incrociati già varie volte: nella barchetta che ci ha traghettati dalla sponda di Paisaia a quella di San Sebastiàn, alla fonte dove ho incontrato Gitte, in su e in giù nei saliscendi vari, con scambi più o meno frettolosi di reciproci “Buen Camino”.

Evidentemente fino ad ora non era il nostro momento per presentarci.

In un istante ci ritroviamo nelle “bad experiences” del Nord: pancia vuota, poche frecce gialle, snervanti saliscendi, Albergues insufficienti. Anche lui infatti ha già fatto il Francese e, topo a parte (ché lui a Irùn stava al piano di sopra), ci capiamo all’istante da farci un sacco di risate su queste prime sciancanti 48 ore.

Poi parte il lungo rituale di docce/lavaggio biancheria/spalmaggi creme/cambi cerotti…e mentre ero lì in giardino a completare l’opera, lui si presenta con birra, baguette e stuzzichini.

Non ci starà mica provando, mi dico guardandogli la fede, e in fiducia accetto il suo invito a cena con sconosciuto.

La sua domanda di buon appetito apre uno spazio così aldilà, che non trova un logico riscontro in una conoscenza di pochi minuti:

“Perché sei qui?”.

Lasciandomi raccontare, mi ascolta un uomo straordinario, che lavora nelle costruzioni (un imprenditore, penso soppesando il suo eccellente inglese, la testa finissima, le tante esperienze interessanti) e che a 45 anni appena è già nonno da 6 anni. Con sua moglie ha dato vita a una famiglia a nemmeno 18 anni, e i loro figli hanno fatto lo stesso.

Lui ogni tanto prende e parte per camminare, rinfresca la testa e pulisce le emozioni. E mentre me lo dice mi stupisco di me stessa, di come ancora una volta confermo che sì: la fiducia, come l’amicizia, è roba di un minuto. Una roba che se c’è, c’è…che se la senti, la senti. Proprio come è stato con Gitte il giorno prima.

Il bello è che poco fa, mentre mi spiegava il senso di colpa conficcato nei cromosomi dei tedeschi (cui ho replicato esponendogli il senso di lamentazione nell’inconscio collettivo degli italiani), ho capito esattamente cosa fa di mestiere: ha iniziato a 15 anni come muratore e a testa bassa ha costruito anno dopo anno, cosicché ora ha una squadra tutta sua.

In un flash penso alla taverna, alla terrazza, alle porte dei soppalchi e a tante altre piccole cose. Penso che da me i suoi colleghi devono ancora finire i lavori. A Micki darei le chiavi di casa in un minuto.

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