Le spese: Albergue de Pelegrinos: 5 euro. Supermercato: 15 euro. Totale = 20 euro
Le mie dritte:
1. L’Albergue di Tineo è una bella schifezza…dunque meglio starci giusto in mancanza di altro. Non ha cucina né cena o colazione;
2. Equipaggiati con un po’ di cibo per il giorno dopo;
3. Dopo questa tappa, infatti, ti aspettano 45 km se vuoi fare già la tappa di montagna, oppure 17 km se vuoi concederti un giorno di semi-riposo. Organizzati per tempo per prevedere cosa è meglio per te fare…io ero pronta ai 45 km forte di 600 chilometri di allenamento nelle gambe;
4. Le segnaletiche qui nel Primitivo, come sul Norte, non sono sempre impeccabili. Soprattutto fai attenzione al logo con la conchiglia sulle segnaletiche: la direzione è data dalla punta della conchiglia e non dalle sue striature…meglio saperlo prima perché è facile confondersi (un signore di queste parti mi ha dato questo suggerimento per ricordarmene: è come una stella cometa);
5. Proprio per essere certo di non perderti, ti consiglio, sia per il Primitivo che per il Norte, di scaricarti l’app Buen Camino che ti segnala, tra le tanti funzioni di cui dispone, la tua posizione lungo il tracciato ufficiale. Costa 4,95 euro per il Primitivo, 7,95 euro per il Norte.
Lei si chiama 5337, ha un nome così arido ma ha un cuore d’oro. Siamo rimaste a guardarci senza dirci una sillaba non so per quanto, finché a destarci dal reciproco incanto è arrivata sua sorella…e poi sua madre.
Vi voglio dire dello sguardo di 5337 perché non avevo mai guardato negli occhi una mucca per così tanto tempo. In totale silenzio ci siamo dette un sacco di cose. Intanto abbiamo parlato di carezze, che avrebbe voluto accogliere sul muso e che le avrei dato proprio volentieri; e poi soprattutto abbiamo dialogato sulla compassione. Quel sentimento che ho sentito per lei, confinata laddietro chissà quale destino, e che ha ricambiato con una sguardo fisso e liquido, d’una sensibilità quasi equina, verso questa umana che pensa di sapere più di lei e che forse invece.
Non c’era nessuno a guardare la scena di me con 5337 oggi pomeriggio, sì che il quadro sarebbe apparso bizzarro: una donna e una cucciola di mucca lì impalate, vicendevolmente ipnotizzate, separate da un piccolo metro inopportuno di filo spinato.
Gli occhi dolcissimi e pacificati, d’umida pece di 5337 mi hanno ispirata per rivolgermi al bosco che mi aspettava aldilà d’un angolo di staccionata come mi affacciassi su un sogno. Con quella sensazione di naturalezza e neutralità non umana che le ho osservato dentro, con quel suo silenzio discreto nei pur enormi movimenti. E dunque, una volta voltatami per proseguire il sentiero, mi sono addentrata con uno sguardo così lucido da rendere brillante ogni dettaglio e con una presenza nei piedi precisa come mai.
E quindi dico grazie a 5337 per essere acceduta in modo non casuale alle viscere del bosco Primitivo. Proprio oggi, che avevo lasciato andare i miei nuovi ultimi amici: primo fra tutti Christophe, regista parigino, ironico, intellettuale, camminatore d’esperienza ed eccellente fotografo. Ma anche il giovane delizioso amico austriaco che mi ha invitato a fermarmi in un Albergue a 13 chilometri da qui, e io ci avevo pure pensato su: visto che lì facevano i tanto agognati massaggi pedestri per i sospiranti pellegrini, e che le mie suole di verapelle pur meriterebbero dopo 20 giorni d’impegno indefesso.
Ma no: il Primitivo più che mai è un cammino personale, va fatto per sé, è un’occasione persa intrattenersi con birre al bar o essere gentili con il passo altrui perché non sai dire di no.
E così oggi, dopo il richiamo della foresta di ieri pomeriggio e il sì al mio Primitivo personale di poche ore or sono, sono saltata qui dentro, preparata all’ascolto di questo vasto bosco. Un bosco più verde che mai, ancora più avvolgente che al Norte, ancora più immerso nell’acqua di rivoli e di cascate, sempre quieto e antico. L’ouverture sta già suonando, il sipario ha scoperto la fronte sulla scena di domani, la tacita intesa con 5337 sulla soglia del bosco è stata come un’iniziazione speciale, in cui le forze della natura mi hanno concesso una benevola accoglienza. La accolgo come una benedizione, giacché domani è il giorno della tappa più impegnativa, preziosa e simbolica del Primitivo. Dopo i 1215 metri di dislivello di oggi, ne attendo 1781 distribuiti lungo 45 chilometri di cui 30 senza rifornimenti di acqua né di cibo. Se Zeus piacerà, sento che questi 600 e più chilometri che ho maturato nelle gambe mi hanno allenata proprio per essere pronta all’appuntamento di domattina. Sveglia alle 4, partenza immediata, e noi ci riaggiorniamo dopo 12 ore almeno di cammino.