INCANTESIMI DI UNA CIVITELLA, E DI BOSCHI

Italia Coast to Coast

Tappe 11/12

Da Civitella del Lago a Il Vignolo

Km 34

Difficoltà: 7,5/10

Bellezza: 9/10

Civitella del Lago, ricordate questo nome: per me è stato il colpo di teatro che non ti aspetti. L’unico paese da cui poter ammirare, dal balcone di un solo belvedere, l’Umbria, il Lazio e la Toscana, le regioni che completano il mio C2C, arrivato a mezzotermine.

Mi ricorda tanto lo stupore alla mia prima volta a Castel di Tora, sul Cammino di San Benedetto: quello era il Lago del Turano, questo invece di Corbara.

Arrivo che è già buio, Gloria e la sua famiglia sono stati in pensiero tutto il giorno: in particolare lo zio Massimo, grande cacciatore da queste parti, ha dato l’allerta per la presenza di cinghiali al tramonto e con tutta questa umidità, nel magnifico bosco che si allunga fino alle porte del paese.

Mi viene incontro in auto Gloria Mecarelli, ci mette un po’ a convincermi. Ma ci sono occasioni in cui saggezza è seguire il buon senso di chi conosce il territorio meglio di te, anche se sei una talebana del camminare. Così salgo in macchina, completamente zuppa, ma il premio che Gloria mi ha preparato corrisponde alla giornata grandiosa affrontata: una lavatrice e un’asciugatrice tutte per me, degli asciugamani morbidi e grandissimi, i suoi vestiti caldi a coprirmi il tempo della cena preparata da zia Patrizia, la moglie di Massimo, con la compagnia anche della loro figlia Barbara e della nipotina Gaia. È un altro festival della tradizione, giusto qualche chilometro più in là dai luoghi di Silvia Frescura. Patrizia ha lavorato per anni come cuoca professionista e sa interpretare perfettamente i sapori civitellesi. La pizza con la ricotta e il sosemmolo, che è la menta romana, la frittata senza uova con i cacchi raccolti dietro casa, una frittata normale poi, ma resa speciale dagli asparagi di bosco, la pizza fatta sulla brace, il capocollo e le salsicce procacciate dal cacciatore di famiglia, un misto di verdure selvatiche come la pimpinella e la strozzalepri, la pizza con patate schiacciate e la torta di crema con le noci.

Dopo essermi dedicata a Patrizia e aver spolverato il piatto, è il momento dello show di Massimo: il cacciatore mi racconta avventure alla Davy Crockett, notti d’attesa e incontri ravvicinati nelle tane dei cinghiali, vipere raccolte a mani nude. Soprattutto imparo un sacco di cose sulla prudenza e la sopravvivenza nel bosco.

Gloria è seduta accanto a me: sorride in silenzio ascoltando e osservando ogni passaggio della serata che ha organizzato. Le brillano gli occhi e allora percepisco tutt’insieme che la grande della passione della sua vita è proprio Civitella del Lago. Lei che è cresciuta a Roma nel quartiere Salario, ma veniva qui in paese tutti i fine settimana con i genitori per un grande pranzo in famiglia, ha fatto poi i lavori più diversi e infine a capito che sì, doveva dedicare la sua vita a far conoscere questo posto meraviglioso.

Mi porta in giro a scoprire scorci invisibili e pregiati, vedo dalla voce come ama ogni pietra di qua. Con la stessa qualità d’amore ha messo su Le Casette di Gloria, amorevole B&B sin dal titolo, dove ogni mattina, come oggi, in tavola c’è il ciambellone all’olio di mamma Anna. Che mi prepara pure un barattolino speciale della sua marmellata alle prugne selvatiche.

Dopo colazione e prima di mettermi in marcia, Gloria mi porta nel paese delle meraviglie: Alice in realtà si chiama Barbara, è bellissima, ed è anche un’artista di talento. È la cugina conosciuta la sera prima e fa con passione la direttrice di un museo che è un piccolo incanto: il soggetto è monotematico, l’Ovo Pinto, il tradizionale uovo pasquale dipinto in tutte le salse possibili, frutto di un concorso bandito dal 1982. Non si può immaginare cosa un artista possa creare con un uovo vero, che sia alto appena un centimetro o gigante di struzzo fa lo stesso. Alcuni sono lavoratissimi come gioielli, altri sono ambiziose opere d’arte moderne, e mentre passo in rassegna a bocca aperta gli espositori scopro anche il nome di un’artista amica, Caterina Ciuffetelli. Le invio subito la foto del suo uovo e lei si stupisce: non pensava che potesse essere stato esposto con tanta delicatezza.

Con meraviglia va visitato il museo dell’Ovo Pinto, e ancora più Civitella del Lago: ricordate di questo nome.

Mi immergo infine nella tappa di oggi, anche se la giornata è appena cominciata: la discesa al lago di Corbara è affascinante, tra sentieri che costeggiano le acque. Poi c’è l’ascesa all’imperiosa rocca di tufo di Orvieto, che Simone stesso suggerisce di compiere con la funicolare. Alla famosa pasticceria Montanucci mi dà appuntamento Francesca Michelangeli, il cui ispirante cognome dà il nome al B&B più apprezzato dagli amici del C2C. Francesca è l’amica presso cui non dormirò stasera, ma il tempo di mangiare qualcosa insieme, un’ora appena, è abbastanza già per scoperchiare i tesori di una vita. L’acceleratore di esperienze che è il Cammino si è messo in azione anche al tavolo di un bar, pure se non ci sarà data la magia di una cena insieme, di un risveglio al profumo di caffè, o di un tramonto.

Invece per me ora è tempo di andare, sono le cinque passate e ho ancora 10 chilometri buoni fino al Vignolo, dove Vittorio e Cristina già mi aspettano. Non sapevo che la Dritta del Tamburino, quell’antica via di basolato inerpicata dirimpetto alla grande città etrusca, mi avrebbe condotta in uno spicchio ancora di meraviglia: un ennesimo attesissimo bosco, che dal primo sguardo profuma d’incanto. Tra alberi spezzati, tronchi caduti, giochi di fronde, sorgenti scroscianti, e volpi e lepri che attraversano un sentiero fagocitato dalla vegetazione, il viaggio verde si fa quasi tropicale e mi porta fin dentro al suo cuore. Dove le vene pulsano di linfa e sono un gioco intricato di rami, dove i battiti suonano i miei passi e i silenzi tra di essi sono sguardi al cielo.

Italia Coast to Coast

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