Italia Coast to Coast
da Pitigliano a Capalbio
Tappa: 16/17
Km 55,4
Difficoltà: 10/10 (per la lunghezza)
Bellezza: 9,5/10
Lo stupore di tufo continua anche in questa nuova giornata di Cammino. Arrivo a Sovana e so che qui c’è una tappa nella tappa da fare nel bar sul corso principale: a destra, a pochi passi prima della piazza, incontrerò Simona Stefani. Simone Frignani me l’ha descritta come l’amica dei Coaster per eccellenza, dunque figuratevi un po’ se me la faccio scappare. Il tempo mette brutto, entro nel bar di questa incantevole cittadina proprio volentieri. C’è una signora dietro il bancone, le dico “Simona?” con aria dubbiosa e lei mi risponde che non c’è, è dovuta volare via, appresso alle api. Un’emergenza, queste preziose creature hanno sciamato, e lei ha mollato tutto per andarle a recuperare. Capisco che è la mamma, sono delusa ma poi rinfrancata dal’immancabile caffè: qui è una tradizione che tutti i Coaster ne ricevano uno, omaggio della casa.
Proseguo dritta, sta calando la sera e a Pitigliano mi aspettano un sacco di cose da fare. Il passaggio mozzafiato non sapevo che dovesse ancora arrivare: Simone ha disegnato un lungo giro intorno alla città per poter sbucare all’inizio della via Cava di San Giuseppe, il canyon dei sogni. Sull’imbrunire della sera, i colori da quaggiù sono sensazionali. Con i bastoncini ai fianchi mi permetto di andarci quasi parabolica nelle curve di tufo. Faccio slalom, salti, piccoli trotti: voi, per carità, non fate come me, ma sono giorni che mi diverto come una bambina in questi boschi.
Simona mi raggiunge con una telefonata e il nostro incontro dunque è virtuale, ma non per questo meno intenso. Mi dice una cosa preziosa: “Gli Etruschi hanno scavato dall’alto verso il basso per ricongiungersi alle profondità della Terra”. Li immagino questi Etruschi scavare per anni, per costruire una certezza di solida pietra, la via del ricongiungimento con le viscere, e il suo segreto. Un’opera monumentale, e qui il monumento è dove cammini, l’omaggio dell’uomo, delle sue mani allo splendore della materia. Più procedo, più esulto di gioia per questa scoperta: che spettacolo riuscirsi a stupire della meraviglia che ci circonda! Grazie, perché io alle Vie Cave non c’ero mai stata, pur avendo girato mezzo mondo!
E allora mi torna in mente Giulio, il numero uno di ieri accanto alla sua numero uno Marisa. Sulla porta, prima di salutarci, mi aveva fatto osservare un dettaglio linguistico di quelli che mi piacciono tanto. Abbiamo parlato a tavola di “curiosità”, quanto la curiosità di tutti noi, dell’instancabile padrone di casa Bruno Pacelli, di me bambina curiosa-donna curiosa-futura vecchia certamente curiosa, e di loro che, malgrado l’età grande, sono sempre animati da una trascinante curiosità: “Ti rende sempre vivo, attivo, allontana l’Alzheimer e avvicina la giovinezza“.
Poi appunto sulla porta, Giulio si gira un’ultima volta e mi dice: “Lo sai da dove viene la parola curiosità?”. Non ci avevo mai pensato, ma viene da “cur”, il “perché” latino. Il curioso è colui che si chiede sempre perché… si pone domande guardandosi intorno, e continua a chiedersi quei perché come quando era bambino, ed è per questo che il curioso non perde lo stupore barocco, la meraviglia stilnovistica.
Come mi ci riconosco! Nel salutarlo, gli esclamo da dietro: “E quindi insomma noi curiosi siamo tutti un po’ perchiosi!“. Ci riflette un istante, mi sorride, e perchioso se ne va.
Perchiosa come sono, quando incontro Giovanni Gentili, il giovane sindaco di Pitigliano, gli faccio un sacco di domande sulle vie Cave. Mi racconta che ha creato un sentiero di dieci chilometri che le connette tutte. Immagino già di portarci voi, amici, camminatori, perchiosi come me. A frotte. Giovanni mi sembra davvero l’uomo giusto al posto giusto: e sento per Pitigliano le stesse good vibes che percepii per Matera nel 2010 incontrando per la prima volta un grande uomo e grande sindaco come Salvatore Adduce.
La serata prosegue con un doppio inedito: sono ospite di Alberto Ribichini e di sua moglie Marianna, i genitori di Elena, la fidanzata di mio fratello e adorata sorellina acquisita. Mia prima volta Pitigliano, mia prima volta con i genitori di Elena: il cammino tesse le fila della vita, in modo trasversale. Da Alberto e Marianna è stare a casa: lui è un esperto pescatore/cacciatore, Marianna un’eccellente cuoca della tradizione. Hanno anche un bel pezzo di terra dove producono frutta, vino, verdure e un ottimo olio. La cena si avvale del contributo di Alberto per quel che riguarda cinghiale e salumi, poi ci sono tanti altri allegri assaggi in un variegato buffet, antipasto di mare e insalata di riso, fave, verdure fanno il resto.
Sono felice di avere un pezzetto di famiglia a Pitigliano, so che qui tornerò presto. E prestissimo mi sveglio l’indomani: alle cinque io Marianna siamo già in piedi. Lei mi prepara il caffè, premurosa come in ogni suo gesto, e un abbondante doggy bag per i rifornimenti di questo lungo giorno. Sarà una tappa quasi tutta di bosco, è bene portare un po’ di energia extra appresso.
Ed è anche la giornata dell’impresa della vostra piccola perchiosa: mi aspettano oltre 55 chilometri fino a Capalbio.
Voi non fate come me, lo ripeto ancora, cercate di rispettare i chilometraggi delle tappe indicati da Simone. Io sono un caso a sé, corta ma tosta, felicemente costretta a camminare tanto per potervene riportare tante di queste storie.
È una tappa preziosa, con i primi chilometri che salutano in bellezza le vie Cave, poi quasi tutta in mezzo ai boschi che dalla montagna digradano in macchia.
Devo calcolare bene tutto, le forze, lo stato della pelle dei piedi, i tempi. Mi organizzo per una camminata a ritmo sostenuto con trazione posteriore grazie alla spinta dei bastoncini nelle salite, di trotto nelle discese per recuperare minuti preziosi. Mi concedo però ben quattro pause, per far recuperare ginocchia, gambe e piedi, fare spuntini e reidratarmi.
La prima è al mitico bar prima del ponte sul Fiora, fondamentale punto di sosta in chilometri di meraviglioso nulla. Una pausa dopo le prime ore di cammino sferzate da un incessante pioggia e da un vento che mi ero lasciata alle spalle qualche giorno fa. Benedetta sia Marianna che mi ha donato il suo ombrello migliore, piccolo e resistente, da vera Coaster! La seconda è sul sentiero prima di Manciano, a godermi il caldo ritrovato sole. Poi a Manciano, a bere una cedrata che speravo migliore; infine mi accascio allo svincolo della strada di Malerba, dopo 44 chilometri do fondo all’ultima razione di Marianna, concludendo con una mela spalmata d’una bustina di miele raccolta al bar di Manciano.
Intanto vengo a sapere che, per il gran brutto tempo, Giulio e Marisa son stati presi sotto la custodia di Antonio del Bar Stella. Li ha accompagnati da Sorano a Sovana. Poi li ho messi in contatto con Marianna e Alberto: che bello, quando arriveranno a Pitigliano saranno ospiti proprio da loro!
Spengo il telefono, e mi preparo per il rush finale. Sta per iniziare la parte più preziosa della tappa-impresa, la morale della favola è dietro l’angolo del prossimo bosco, la lezione definitiva di questa esperienza in Cammino. Ormai lo avete capito, racconto ogni tappa fino ai tre quarti della giornata, fino a quando le energie spese scrivendo e marciando la mia via arrivano al game over quotidiano. Abbiate pazienza per un’ultima volta con i puntini di sospensione, dell’ultima pagina di questo racconto.
Italia Coast to Coast
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