Lo chiamerò Santiago

Cammino Primitivo, giorno #5

Da Castro a O Càdavo

Km: 49

Difficoltà: 10/10 (due tappe in una)

Bellezza: 9/10 (il bosco della seconda tappa è fantastico)

Le spese: bibita al primo bar galiziano: 1,5 euro + spesa all’alimentari di Fonsagrada: 15 euro + Albergue San Mateo: 11 euro. Totale = 27,5 euro

Le mie dritte:

1. Ottimo l’Albergue San Mateo: pulito, nuovo, gentilissima la proprietaria. Si può anche prenotare;

2. Non ci sono bar da Castro per circa 8 km…regolarsi di conseguenza 🙂

3. In questa tappa si entra in Galizia e assurdamente cambia il senso delle conchiglie segnaletiche, cioè: finora la direzione era indicata dalla punta, ora invece dalla parte panciuta. Comunque qui fa fede la freccia gialla, che si trova sotto ogni conchiglia segnaletica 🙂

4. La seconda tappa (da Fonsagrada a O Càdavo) presenta delle salite e delle discese molto ripide: ancora una volta ringrazio i bastoncini che sono con me e che reputo indispensabili per salvaguardare caviglie e ginocchia.

Sono appena arrivata a O Càdavo, nome perfetto per le mie gambe ora che sanno cosa vogliono dire 50 chilometri (meno 900 metri) camminati. Sverrò sicuro entro mezz’ora, ma prima vi voglio raccontare di Rea e della sua famiglia.

Rea Fraser è una pellegrina canadese che sul Cammino incontra Rogelio. Da allora, e questo è accaduto 13 anni fa sul Francese, non è più tornata indietro: ha sposato Rogelio e i due hanno avuto un bambino, che ora ha 9 anni e si chiama Santiago. Due anni più tardi nasce il fratellino Rio.

Questa, dunque, è la storia di un ennesimo fiore cresciuto lungo sentieri dove l’incredibile sboccia quotidianamente. Ed è la storia che ascolto dalla viva voce di Rea mentre camminiamo alle 6:30 di stamattina: ci siamo conosciute perché non ho potuto fare a meno di congratularmi con lei per il ritmo di marcia dei due suoi stupendi piccoletti.

Non ho mai visto due bimbi pellegrini così, cioè: da Sarria, negli ultimi fatalmente turistici 100 chilometri di Cammino francese, vedi di tutto, persino carrozzine, carrozzelle, carrelli o carriole…e non è un gioco di parole. Ma lì non vale, o quantomeno vale di meno. Vale 100 chilometri su 760.

Santiago e Rio invece sono pellegrini integrali, ovvero si sono puppati lo scorso anno il Portoghese senza fiatare (anzi, non sono mai stati zitti un attimo perché un Cammino fatto a loro misura è un’avventura, una scoperta, una caccia al tesoro continua) e quest’anno completeranno il Primitivo con una media di 20 chilometri al giorno nelle loro gambette leste. Certo, mamma e papà spesso agganciano i piccoli zainetti ai grandi zaini, ma per il resto i due fratellini sono camminatori patentati, con tanto di credenziali individuali.

L’effetto pellegrinaggio di famiglia stamattina si è avvalso anche d’un inaspettato tocco canino: il grande quadrupede che gironzolava ieri sera nel giardino dell’Albergue di Castro si è accodato a mamma e papà non appena i quattro hanno fatto carovana al buio, con la frontale in testa e la bocca d’un nuovo bosco di fronte a noi spalancata. Alcune ore più tardi, quando ho salutato la famigliola frizzante come i capelli a spazzola e le ginocchia sbucciate di Tiago e Rio, il bel cagnone dal pelo setoso era ancora lì con loro, dopo 20 chilometri e tappa completata a Fonsagrada.

Chissà cosa ne sarà di lui? Me lo sono chiesto quando ho deciso di proseguire oltre, unendo due tappe in una per arrivare dove sono ora a O Càdavo. E che tappona ne è venuta fuori! Il bosco, sempre più rigoglioso intorno alle qui onnipresenti pale eoliche, mi ha regalato una prova fisica intensa ma di totale soddisfazione. Con le salite più ripide fin qui incontrate, di quelle che o scivoli indietro perché le punte sono troppo su rispetto ai talloni, o scarrocci lateralmente per la gran pendenza.

Nel frattempo sono scavallata in Galizia, come mi ricorda la prima pietra miliare tipica della regione, dove il Cammino è trattato con lusso per quantità quasi maniacale e qualità dei segnalatori. Chissà che lavoro ultra-nerd è costato il famoso countdown chilometrico, che segna più o meno ogni 150 metri quelli che mancano a Santiago. Sciccosi rispetto ai rudimentali precedenti ma ingannevoli, questi piloncini hanno infatti la conchiglia che non indica più la retta via dalla punta, com’e stato da Irún fin nelle Asturie con effetto stella-cometa: qui la freccia gialla è posta nella direzione opposta, indicando la parte tonda della concha.

E così, lemme lemme, sono appena arrivata alla meta, dopo una giornata spesa per più di tredici ore a percorrere 49,1 chilometri: perché quando la distanza è tale preferisco fare pause e andare piano e lontano, così piano che posso fare foto in movimento che non sballonzolino all’occhio, e gustarmi le scritte sui cartelli. La modalità lumaca è ritornata.

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