(con il video della “lezione” della tappa…in presa diretta!)
https://youtu.be/GBhLaSGIE8Q
Da Orvinio a Mandela
(Tappa 9 di 16)
Km 22
Bellezza: 9/10
Difficoltà: 7/10
Eravamo rimasti al gigante buono con la sua bella famiglia, ad Orvinio.
Il risveglio da Maurizio e Simonetta stamattina è stato con una colazione luculliana, davanti al grande albero di magnolia che sta fiorendo al suo massimo splendore, proprio in questi giorni. Mentre Simonetta preparava la crostata alle more selvatiche e freschissime uova in camicia con formaggio e salame, e mentre Gaia e Francesco pian piano si affacciavano al primo giorno di ora legale con i loro musetti ancora cotti dal sonno, Maurizio ci ha condotti di fronte a Ernesto, Domenico, Rosina, Pierina, Arduino, Odilia: i protagonisti del suo progetto più sorprendente lungo il Cammino di San Benedetto. Sono i vecchi della Sabina, i “Nonni, Maestri di…” che Maurizio ci presenta sotto questo evocativo titolo dallo schermo del suo Mac, cliccando sul sito che lui stesso ha creato: http://altasabina.giscover.info.
Ebbene sì, il nostro irresistibile ospite sta mappando una preziosa raccolta di testimonianze per conservare conoscenze antiche secoli e far rivivere le case, far parlare le strade, le piazze, i campi di questi luoghi, come un tempo.
Dopo aver assaporato alcune perle della saggezza sabina, Maurizio ci accompagna sino al limitare del sentiero in ripida salita, come ha fatto con pellegrini e scout, con gruppi di stranieri e viaggiatori solitari, che alloggiano nelle loro strutture diffuse in paese. Nel nostro abbraccio penso ai suoi vecchietti, e mi dico che voglio andare in giro con lui a intervistarli, non rimane molto tempo per fotografarne la memoria.
La giornata prosegue liscia per alcune ore. L’esplorazione del Parco dei Lucretili ci sorprende per la potenza del suo scenario naturale. Siamo soli, immersi nella fitta vegetazione, e ormai procediamo con una certa sicurezza.
Ecco, mai dare per scontato nulla quando sei in cammino, mai darsi per scontati.
E così infatti, ad un certo punto, proprio in una tappa semplice e piacevole come questa, ci perdiamo. Per la prima volta io e Zenno ci perdiamo. Noi che ci siamo conosciuti alla volta di Santiago con tanti chilometri già nello zaino senza aver mai smarrito la direzione, ecco che invece sulla via di Benedetto ci accade.
Il sentiero comincia a complicarsi, un po’ troppo: fango, acquitrini, i rovi che si fanno sempre più fitti. Ci tocca tagliarli con bastoni e pietre finché, dopo parecchie centinaia di metri e tanti graffi, decidiamo di tornare indietro. E quando capita qualcosa del genere, c’è sempre una buona lezione da scoprire e portare a casa.
Già, perché in Cammino anche perdersi è parte dell’esperienza. Ti insegna che non sempre hai ragione. Che puoi averci visto male. Che magari nella tua vita sei troppo testardo. O che forse, semplicemente, non eri sulla strada giusta.
Torniamo indietro, ringraziamo la pazienza che docilmente ci ha invitati a ripercorrere la strada a ritroso, a riattraversare fango e rovi, e capiamo che il nostro errore potrà essere utile anche ad altri.
Così Zenno costruisce una grande freccia di pietra, per sottolineare le indicazioni dipinte sui sassi da Simone Frignani.
Perché in fondo, come dice uno dei vecchietti di Maurizio, saggezza è anche sapere imparare dalle esperienze e dagli errori altrui.
Grati per la lezione raccolta, ci incamminiamo in discesa verso Mandela. Ad accoglierci un’amica di sempre, anche se l’abbiamo appena conosciuta: capelli al vento corvini e sorriso fiammeggiante, Marzia ci passa di fianco con la sua inconfondibile Renault R4, mentre siamo fermi a interpretare la doppia freccia dei punti di vista: che tu vada a sinistra o a destra, per arrivare a Mandela ci arrivi comunque; è solo questione di una scelta personale, e non di ragione assoluta.
Fabio ci attende nel loro locus amoenus, il B&B Febinn: ogni dettaglio in questa casa è curato artigianalmente dalle mani e dai pennelli della ragazza di Vicovaro, trasferitasi poi nella vicina Mandela con la mamma di Canazei e il babbo, provetto scalatore. Il tramonto nella prospettiva ritagliata sul balcone del grande giardino erboso antistante, sottolineata dal doppio filare di cipressi, è la premessa a una cena da incorniciare, che diventa una festa. Con le fettuccine e la crostata di canapa coltivata da loro, con i prodotti locali e abruzzesi che imbandiscono una tavola in rima baciata con quella di Maurizio e Simonetta, all’ora della colazione.
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