QUARANTOTT’ORE CON GLI ANGELI CUSTODI

Colfosco, 29 gennaio 2019

Queste sono le storie che mi piacciono di più: le storie in cui un momento di vera difficoltà si trasforma in un lieto fine di quelli che ti lasciano senza parole, e in cui la morale della favola è un regalo che resta.

Sabato sera, in autostrada verso il Friuli, dove mi aspettavano Andrea e Silvia Rucli per presentare nel pomeriggio di domenica il concerto inaugurale di Enoarmonie 2019:

poco prima di Sasso Marconi, una volante della polizia si accosta alla mia auto sventolando una paletta, e mi fa segno di seguirli.

Quando è così, ti senti subito che hai combinato qualcosa, ma in quei due chilometri percorsi dietro il lampeggiante blu, pensavo ripensavo che insomma non avevo fatto proprio niente:

ero al telefono, è vero, ma con un auricolare appeso all’orecchio. La macchina sembrava a posto…certo, tutta ricoperta delle dediche dei miei amici dallo scorso compleanno ma insomma, la carrozzeria è solo questione di gusti…

Eppure, visto il modo deciso con cui i poliziotti mi si sono avvicinati, ho avuto subito uno spiacevole presentimento.

“Signora, abbiamo un problema – mi fanno appena ci fermiamo -. Lei ha la revisione scaduta!”

“Cosa?”, sussulto, “di solito mi arriva il promemoria via posta!”

Di solito, ma evidentemente non sempre.

Gli agenti si mettono a scrivere il verbale e la storia si fa complicata: rischio il fermo immediato dell’auto, 2000 euro di multa e una notte difficile da passare, in autostrada o chissà dove. Soprattutto come raggiungere Cividale per l’appuntamento dell’indomani?

Capisco così che la svista poteva tradursi in un bel casino: in caso di un qualsiasi problema avrei dovuto persino faticare per far valere la mia copertura assicurativa.

Gli agenti, che avevano scoperto la mia dimenticanza semplicemente passandomi accanto grazie a un sistema che rileva eventuali mancanze fotografando le targhe, credono alla mia buona fede: e con bonaria fermezza mi accordano un’insperata riduzione della multa se avessi pagato lunedì, primo giorno utile, lasciandomi un prezioso foglio di via che mi avrebbe permesso di raggiungere Riva del Garda. Angeli custodi questi agenti, che fanno il loro dovere ma comprendono i cittadini e le situazioni.

A Riva del Garda devo arrivare per acquistare la cosa più bella che possa mai regalarmi:

il mio nuovo pianoforte.

Ma intanto si è fatto troppo tardi per raggiungere il Friuli, e lo spavento preso in autostrada mi fa sentire improvvisamente una stanchezza insormontabile. Così chiamo il terzo angelo custode di quest’avventura, generoso e accogliente come sempre: Mattia Ometto. Mi fermo a dormire da lui a Padova, e l’indomani via alla volta dei Rucli. Dopo una colazione insieme a Mattia, mi immergo nell’esperienza di Enoarmonie, nella bellezza di un programma perfetto: La Trota in rima baciata con il sestetto di Mendelssohn annaffiati dai vini pregiati di casa Jermann. A cena, poi, conosco meglio un altro Mendelssohn, Vladimir: un uomo e un musicista fuori dal comune, nato in Romania ma cresciuto nel mondo, che mi regala il racconto del suo modo di vedere la vita, dalla prospettiva rumena. La sua preziosa condivisione sembra un regalo personale, e mi aiuta a comprendere ciò che mi sta capitando proprio in questo passaggio della mia vita.

Coccolata dall’ospitalità impagabile di Silvia che si sveglia alle 6 per prepararmi il caffè, lunedì all’alba accompagno la violinista Mi-Sa Yang all’aeroporto Marco Polo, prima di dirigere la macchina verso Riva del Garda. Il protagonista della giornata è il pianoforte: ed è una grande emozione incontrare lo strumento che mi terrà compagnia per chissà quanto tempo a venire nel salone di Mauro Iiriti.

Ma il pensiero va anche alla macchina da revisionare e alla multa da pagare. Così Mauro non solo mi viene incontro come se ci conoscessimo da sempre, ma soprattutto mette in moto Gianluigi, l’amico meccanico, fissando la revisione in una vicina officina, mentre intanto mi sarei potuta concentrare su cose ben più piacevoli: provare i suoi pianoforti, assistita dalle premure tecniche di Andrea Zanta.

Intanto però, mentre definisco l’identità dell’amata creatura nera lucida, le cose alla revisione non procedono al meglio. Pare che la Space Runner abbia alcune cosette da sistemare e questo si traduce nell’impossibilità di muovere la macchina da Riva per alcuni giorni.

Come fare? C’è Colfosco che mi aspetta, tutto prenotato da lunedì sera, un appuntamento di lavoro nel pomeriggio e gli sci che non vedono l’ora di tornare sulle piste che amo più di qualsiasi altre, dopo una pausa di ben otto anni lontana da Passo Gardena.

Trovo un’officina disponibile ad accogliermi a La Villa, sei chilometri dopo la mia meta, dove avrei potuto lasciare la Mitsubishi per tutta la settimana. Ma il rischio è grande: il foglio della polizia mi dava il permesso di raggiungere solo Riva del Garda, e non di andare oltre.

E allora accade il miracolo: dal fondo del salone spunta fuori Paolo, il ragazzo che aveva scattato le foto accanto al piano appena prescelto, con Mauro e Andrea al mio fianco.

Paolo è l’angelo degli angeli di questa storia: senza nemmeno conoscermi, mi viene incontro e mi dice che non dovrò prendermi questo rischio. Avrebbe trovato lui la soluzione migliore per me. Mi porta in auto all’ufficio postale per pagare la multa, poi mi chiede di seguirlo con la mia auto: la lasciamo da Gianluigi, mentre intanto comprendo – incredula – che mi avrebbe accompagnato lui a Colfosco.

Non una passeggiata: bensì due ore e mezzo – dico due e mezzo – di auto, di cui più di una tutta curve valicando le varie valli che conducono in Alta Badia.

E a me scappa la lacrimuccia: la generosità di Paolo mi commuove, letteralmente. Diciamo la verità…chi si sarebbe fatto carico di un peso del genere? Ore ad andare, ore a ritornare, tutto per una sconosciuta. E non mi permette neanche di pagargli la benzina.

Così io e Paolo Ferrari ci raccontiamo di tutto di più, e mentre ci avviciniamo a Colfosco mi rendo conto che non sarei riuscita a portare la mia auto fin lassù: le strade sono ghiacciate, uno spesso strato di neve dura avrebbe impedito alla mia macchina cittadina di fare quello che un trentino purosangue come Paolo fa in scioltezza: pattinare senza sbandare, in tutta rilassatezza.

Saluto Paolo, il ragazzo che ha scattato la foto e di cui dunque non posso nemmeno mostrarvi il sorriso e gli occhi di un castano brillante, entusiasti della vita. So che la sua gli sarà benevola, perché Paolo risponde alla chiamata quando c’è da tendere la mano senza nemmeno pensarci.

E così oggi, grazie a tutti loro, a tutti voi: gli agenti, i Rucli, Vladimir, Mattia, Mauro, Andrea, Gianluigi, Paolo…e così oggi Lagazuoi, Tre Torri, Piz Boè sono un’esperienza con una profondità in più: al gusto della libertà si aggiunge il gusto dell’amicizia. In compagnia di nuovi amici conosciuti alla prima ovovia di Colfosco, per fare un giro ancor più bello di quello che avevo intenzione di esplorare. Anche oggi dunque protetta da angeli di questa terra.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *