SEI PUNTO CINQUE

La Lunga Marcia del Cammino nelle Terre Mutate

Tappa #6

Da Campi a Norcia

Km 10

Difficoltà: 5/10

Bellezza: 8,5/10

È come già un arrivo, anche se siamo quasi a metà Cammino: la passerella di soli 10 chilometri che stamattina ci porta a Norcia, ha il sapore del senso compiuto.

Dopo meno di un’ora da Campi, ci fermiamo di fronte a un albero: è la punta del compasso che disegna l’epicentro della “grande botta” di magnitudo 6.5, il 30 ottobre 2016 alle 7:40 di quella domenica mattina.

Lì un uomo straordinario mi chiede di leggere, con lui, una poesia.

Noi lo conosciamo semplicemente come Antonio, e di cognome fa Marchi, ha 68 anni ma è sempre in testa al gruppo, anche se ha il braccio sinistro piegato, che non muove mai, le dita segnate da un trauma che ancora non conosco.

Questo signore piccolo e magro ma dalle gambe toste e l’energia incontenibile, è un campione di ciclismo, malgrado tutto.

Capace di 3850 chilometri in tre sole settimane, partendo dalla città in cui vive, Trento, passando per Pisa a portare visita ad Adriano Sofri, arrivando a Valderice, in Sicilia, e ritornando su a Telves, in Alto Adige.

Un’impresa compiuta nel 2005 in nome di un tributo, doppio, a Mauro Rostagno, sepolto nel piccolo cimitero della località siciliana, e ad Alex Langer che riposa lassù in Alto Adige.

Per Antonio, Mauro e Alex sono i due eroi del movimento operaio, un’onda che lui ha cavalcato in prima linea, da operaio intellettuale quale orgogliosamente è.

Ma Antonio, che ha due eroi, è lui stesso eroe due volte:

perché questa impresa l’ha compiuta senza l’uso del braccio sinistro, rimasto paralizzato quando aveva 18 anni.

Mi racconta di un incidente terribile in bici, mentre si allenava: un auto lo colpisce in curva, l’impatto è quasi frontale, poi il coma e la morte (apparente) del suo sogno di diventare un grande ciclista.

Antonio mi chiede di condividere la lettura di una poesia davanti a questo albero, davanti al nostro gruppo.

Sono esterrefatta dal leggere per la prima volta la potenza dei versi di Mariangela Gualtieri, in un momento così, in un punto così piantato sulla terra:

“Ringraziare desidero il divino

labirinto delle cause e degli effetti

per la diversità delle creature

che compongono questo universo singolare

ringraziare desidero

per l’amore, che ti fa vedere gli altri

come li vede la divinità

per il pane e il sale

per il mistero della rosa

che prodiga colore e non lo vede

per l’arte dell’amicizia

per l’ultima giornata di Socrate

per il linguaggio, che può simulare la sapienza

io ringraziare desidero

per il coraggio e la felicità degli altri

per la patria sentita nei gelsomini”

(…)

La potenza nel sentir risuonare queste righe nella mia bocca è tale che non voglio riportarla integralmente: lascio a voi il desiderio di cercare, leggere e gustare in solitudine, sorseggiando a voce percepibile ogni sillaba, la sorgente di questa bellezza:

“per il bene dell’amicizia

quando si dicono cose stupide e care

per tutti i baci d’amore

per l’amore che rende impavidi

per la contentezza, l’entusiasmo, l’ebbrezza

per i morti nostri

che fanno della morte un luogo abitato.

Ringraziare desidero

perché su questa terra esiste la musica

per la mano destra e la mano sinistra

e il loro intimo accordo

per chi è indifferente alla notorietà

per i cani, per i gatti

esseri fraterni carichi di mistero

per i fiori

e la segreta vittoria che celebrano

per il silenzio e i suoi molti doni

per il silenzio che forse è la lezione più grande

per il sole, nostro antenato”.

(…)

Proseguiamo il nostro cammino, quelle parole ci riempiono fino all’orlo raso di emozioni, esplode il silenzio tra di noi fino a che ci fermiamo in un’ampia radura. È il momento di lasciar fluire, di condividere, in molti si alzano e regalano minuti di sé ai compagni di Cammino.

Da oggi sappiamo che stiamo segnando un nuovo e più profondo Cammino.

www.ilmondodiabha.it

(il racconto completo presto su #movimentotellurico e #lafreccia. Con approfondimenti su #lonelyplanetitalia)

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#camminonelleterremutate

#federtrek

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