Cammino con la C maiuscola, cammino con la ci minuscola

Cammino del Nord, giorno #11

Da Guemes a Santa Cruz de Bezana

Km 28,8

Difficoltà: 7,5 (che può diventare 9,5 con il caldo che mi son presa)

Bellezza: 9,5 (tutta la prima parte sul mare è mostruosamente splendida…poi i 10 km dopo il centro di Santander a Bezana sono una schifezza bestiale)

Le spese:

2,5 euro di bibite al supermercato di Somo; 2,5 euro per la barca da Somo a Santander; contributo responsabile nella casa di José e Nieves, comprensivo di cena, pernotto e colazione.

Le dritte:

1. Indossa calzini nuovi di zecca: i miei sono tecnici ma non nuovi e dopo 10 giorni mi hanno cominciato a causare inaspettate vesciche;

2. Fai tappa qui nella casa di Nieves e Josè a Santa Cruz di Bezana: sono fantastici, stesso spirito di Ernesto. Sono pronti ad accogliere il maggior numero possibile di pellegrini, anche oltre le loro possibilità;

3. Chiedi a Nieves una lista di Albergue per le prossime tappe in linea con questo stesso spirito di accoglienza dei pellegrini…così viaggerai di amico in amico;

4. Qui da Bezana è importante seguire le indicazioni per le scorciatoie rispetto alla via ufficiale: la differenza è di una quindicina di chilometri e comporta prendere una fermata di treno a Boo: segui attentamente le dritte di Nieves;

5. Preparati a godere incredibilmente della prima parte di tracciato (se ti muovi presto potrai fare un magnifico bagno), ma non ti ridurre tardi a fare i chilometri (non pochi) che separano Santander da Bezana: sono brutti, senza ombra è decisamente deprimenti.

E arriva un momento in cui capisci tutto. Lo capisci tu e lo capiscono tutti gli altri insieme a te.

Il senso di questo andare, di questo camminare con le vesciche (bastarde, hanno fatto di nuovo capolino sotto i miei piedi) e la sera bucarle, rattopparle ognuno sul proprio letto, di questo sudare con lo zaino bagnato sulla schiena mentre penzolano a destra e sinistra calzini e mutande appese, di questo non saper scegliere se è peggio morire di caldo o morire annegati sotto la pioggia, di questo non far nient’altro che avanzare in attesa di chissà che cosa poi.

Arriva quel momento sì, ed è arrivato ieri sera – per me come per altre novantadue persone – in cui hai la chiarezza del senso di tutto questo andare. Una chiarezza che è arrivata anche a:

– Marko e Marieta, gli sloveni del melone e della pizza;

– Arantxa con Alberto, che con le sue amiche Ester e Marina mi avevano soccorso a Deba;

– I romeni Bogdan e Cristina, belli insieme da sembrare fratelli;

– Martin mister 18 kg sulle spalle e 50 km nelle gambe;

– Jerzy, lo specialista del massaggio ai miei piedi e la pimpante altra jay di Jenny, dall’Austria;

– Luka e Dom, i generosissimi polacchi londinesi;

– Lidia e Iva, dalla Lituania e dalla Bulgaria per una notte, questa, in una camera pequeña con me;

– Sabine vestita di bianco nel fango;

– Stefania insegnante di Feldenkreis, con Serena, altra sorridente italiana.

Ritrovo loro e tanti altri protagonisti e comprimari riuniti per una serata che sapevamo sarebbe stata magica; anche se prima di arrivare a Guemes, alla mitica Cabaña del Abuelo Peuto, non puoi davvero immaginare perché.

Mostri ed eroi del grande videogioco umano, tutti insieme per una notte, nell’appuntamento in cui il senso del Cammino con la Ci maiuscola arriva simultaneamente nel cuore di ognuno di noi.

Che effetto fotografarli, racchiudere nello scatto di ciglia della stessa inquadratura i personaggi di questa costellazione familiare lunga 900 chilometri, una saga iniziata il 25 agosto 2018 a Irún, nei Paesi Baschi, e che hai incontrato al mare o tra i monti, sotto il sole a picco e la sera al fresco di una birra di tanti differenti bar.

E mentre prendo posto per la cena collettiva, ritrovo di fronte a me pure lo spagnolo maledetto che mi aveva puntato in faccia la luce alle 4:00 del mattino del primo giorno di Cammino al risveglio nell’orrido scantinato. E che non avevo mai più incontrato.

E poi arrivano pure le belle sorprese: mi chiama una voce brillante di chi non se l’aspettava e ne è felice, e stavolta mi abbraccia con una familiarità persino calorosa. È Michi, il mio saggio amico tedesco, che avevo abbracciato in quel bar tre giorni fa come se non lo avrei più rivisto.

E invece no: lungo il Camino non puoi prevedere nulla; né le cose che vorresti continuare a vedere, né quelle che pensi di avere esaurito.

E così ci ritroviamo riuniti tutti quanti, necessariamente tutti quelli che hanno scavallato i 10 giorni di cammino, perché la tappa a Guemes è la tappa delle tappe: non esiste un Albergue così in nessun cammino verso Santiago.

Il suo fondatore è Ernesto, sacerdote-operaio dagli occhi che ridono e la voce che ascolteresti per ore. Ha creato un villaggio-utopia per cui è troppo poco restare una sera soltanto.

Ci spiega la differenza tra il Cammino con la Ci maiuscola è il cammino con la ci minuscola, una storia talmente bella questa che diventa un’intervista iniziata ieri sera è finita stamattina, e che vi farà rizzare i peli sulle pagine web di In Libertà: http://www.inliberta.it/il-cammino-della-vita-lincontro-con-padre-ernesto-sul-cammino-del-nord-verso-santiago/

Con Ernesto che ci incanta con le sue avventure, apprendiamo anche che tutte le donazioni che lasciamo servono a finanziare progetti ben più importanti di questo magnifico posto capace di alloggiare, sfamare ed emozionare anche duecento pellegrini al giorno: con il Museo del Cammino, la Biblioteca, i murales allegorici, i fiori curati come figli e i messaggi intarsiati in ogni dove.

Di tutto questo Ernesto mi ha fatto dono nella condivisione magica che ha meritato un’intervista a sé, anche se questo mi ha comportato mettermi lo zaino in spalla stamattina a un orario da spagnolo, passeggiare sulle scogliere stupende, nelle spiagge sconfinate fino oltre alla periferia di Santander, in direzione Santa Cruz de Bezana, sotto un caldo da friggere i capelli.

Ma lo leggerete: conoscerlo, stare nella sua casa, guardarlo negli occhi è valsa la pena di questo Cammino e di tutti i Cammini già fatti e che farò ancora.

Così, dopo l’incontro con Ernesto, il mio per voi non è più un consiglio, ma un regalo verbale per la vita: mettetevi in marcia a scoprire cosa ti dona il camminare per giorni, quale coraggio ti regala anche il solo avanzare e non guardare indietro, quale fiducia nuova nel tuo corpo, quale sostegno per le tue emozioni, quale chiarezza per la tua mente.

E presto arriverai anche tu a Guimares, per scoprire cosa significa il Cammino con la Ci maiuscola.

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