Felicità 10 lode con bacio accademico (e un terzo)

Cammino del Nord, giorno #10

Da Santoña a Guemes

Km: ad libitum (io ne ho fatti 31 perché ho voluto arrampicarmi su ogni scoglio e perdermi nella laguna ma di base sono 20)

Difficoltà: ad libitum (per i miei 30 un bell’8/10)

Bellezza: 10 lode con bacio accademico

Le spese: pappa comprata al supermercato ieri, contributo responsabile a La Cabaña del Abuelo Peuto, comprensivo di cena, pernotto e colazione…tutti i contributi vanno a sostenere i progetti solidali di Padre Ernesto e dei suoi volontari (e quando arrivi qui, ti rendi conto che è meraviglioso donare a questo posto!).

Le dritte:

1. Fai tanta attenzione alla scivolosità delle rocce e degli scogli: i bastoncini sono fondamentali per puntare e non scivolare;

2. Mi sono persa nella laguna perché seguendo il mare pensavo potessi passare dall’altra parte e invece dopo un paio di chilometri mi sono trovata in un vicolo cieco…dunque non andare oltre il fiancheggiamento del camping…perderesti tempo anche tu :-);

3. Tra gli oli essenziali che ho portato con me della DoTerra, ti suggerisco anche Peppermint: lo uso con stupendi risultati per abbassare la temperatura (ne basta una goccia sulle mani che poi appoggio per un paio di minuti sul collo). La tappa di oggi può essere infatti molto calda;

4. Non perdere l’appuntamento con il mitico Albergue di Guimaes La Cabaña del abuelo pueto: è l’Albergue più incredibile che si possa trovare non solo su questo Cammino ma tra tutti i Cammini possibili!

5. Abbi sempre cura di tirare su lo zaino sulle spalle senza farti male: metti una gamba in avanti, issalo prima sul ginocchio prospiciente e poi giralo dietro la schiena. È un movimento che farai centinaia di volte in totale e non deve causare strappi muscolari.

E non perché sono venuta qui a fare una passeggiata di piacere. Chi conosce le ragioni che mi hanno spinto a tornare sulla via verso Santiago lo ha capito bene.

Ho versato calde lacrime in questi giorni e ho affrontato le mie personali avversità, intendo quelle che non trovano la voce del racconto. Ma poi ecco che una giornata come questa, alla boa dei 10 giorni di Cammino ovvero un terzo del totale, getta chiarezza e sole a chili sulla bellezza della vita.

Una giornata come questa ti riconcilia, lenisce, ricuce, guarisce. Una giornata fatta così ti dice che vale tutto oggi, che puoi perderti e improvvisare la tua personale via verso Guemes. Perché l’unica cosa che conta, alla fine della fiera di tutto questo camminare è…godere.

E in fondo sai che c’è? Santiago sullo sfondo non è che un pretesto.

Perché questo Nord ti suggerisce che puoi arrivare dove vuoi passando da ogni dove, ti indica che non è tanto arrivare ai piedi di San Giacomo, che magari stavolta non lo toccherai neanche, o magari se ti va ci giri intorno e passi oltre.

Perché questo Cammino del Nord è un po’ strano, fatto tutto a modo suo. Se il Francese quello è, qui invece tu puoi scegliere la costa come il bosco, la montagna o gli scogli, oppure tagliare corto per la via asfaltata, se proprio ti fanno male i piedi. Così ogni mattina ci sparpagliamo un po’ ovunque, per ritrovarci giusto nella conta dei letti della sera.

Oggi vi scrivo un po’ prima del solito, a una mezz’ora dall’arrivo dove pare ci aspetti il posto più incredibile che un pellegrino possa trovarsi di fronte. Domani vi dirò di una serata che promette magie.

Ma torniamo all’adesso. Dicevo che sono qui che scrivo già, ho preso una via solitaria che si può fare ad occhi chiusi per questo cammino, guardo un po’ e un poco scrivo camminando. Dopo avere cominciato stamani verso le 7 con una tedesca ambiziosissima, che gira vestita di lino bianco da 3 settimane lenta lenta in mezzo al fango, senza cellulare e con uno zaino enorme sulle spalle, mi sono staccata da tutti andando dietro al richiamo del mare. Ho seguito la via degli scogli e della sabbia, ascoltando Battiato a tutto volume, ringraziandolo per ogni capolavoro che ci ha donato, cantando Summer on a solitary beach, e della leggerezza di agosto.

Salendo cantando e scendendo, oggi il Nord mi ha mostrato la sua più rigogliosa bellezza: nelle scogliere merlettate col kajal, nei tonfi sbuffanti delle onde, nelle spiagge profondissime da riuscire ad abbracciare il mare da ambo i lati. In particolare mi ha chiamata la laguna, mi ha detto di entrare nel suo ventre caldo, tanto da perdermi per due ore in equilibrio sui suoi bordi scogliosi, affondando nel fondo appiccicoso, con le scarpe immerse nell’argilla e nel sale.

Oggi il mare, il sole, il vento, gli alberi magnifici messi là a rendere tutto ancora più bello mi hanno proprio detto:

Qualsiasi sia il tuo dolore, non merita di diventare così grande da coprire tutto questo che hai davanti agli occhi.

E così oggi la gioia si è arrampicata nelle orecchie, i bastoncini hanno preso a danzare, la caviglia non l’ho sentita più, il caldo si è acquietato nel vento e la pioggia si è ritirata dietro un invisibile sipario.

E così oggi ho ringraziato quello che scelgo di vedere: perché è proprio vero ciò che mi ripeto da anni, e che quando ti sembra di annegare nel dolore diventa ancora più chiaro. La felicità è una scelta, dipende solo da che parte decidi di tirarti su dal letto, sta in ciò che scegli di mangiare, nei petali e nelle spine, nel calore o nel soffocare, nell’ascendere invece che salire.

Ma soprattutto il seme gigante di questo tipo di felicità sta in quella qualità di amore che puoi esprimere per te soltanto. Ogni volta che riconosci che hai scelto di svegliarti col sorriso invece di permanere in un materasso molle di tristezza.

E il bello è che questa felicità qua, come le scogliere con gli alberi sul mare della Cantabria, nessuno te la può togliere dagli occhi.

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