Cammino del Nord, giorno #9
Da El Pontarròn de Guriezo a Santoña
Km 20,8 (presa la via più breve)
Difficoltà: 6,5
Bellezza: 9,5
Le spese:
Pranzo con lunga pausa per far riposare la caviglia all’unico bar disponibile sulla strada in zona Mollaneda, pagati 9 euro (ho offerto anche la colazione a Dom e Luka), + barca = 2 euro + 24 euro di spese al supermercato (per la cena di oggi e le pappe di domani, con anche regalini edibili per “la comunità polacca”) + Albergue 12 euro. Totale = 47 euro
Le dritte:
1. Occhio quando piove sulle rocce di queste scogliere: sono scivolosissime. Io mi sono storta la caviglia così. Il carrarmato delle scarpe deve essere bello nuovo;
2. L’Albergue La Bilbaina, rispetto al Municipal, costa di più (12 euro), ma almeno ti offre la colazione, pulizia e una doccia stupenda (nel bagno delle donne);
3. Se vuoi approfittare per una tappa breve, falla qui come ho fatto io: perché dopo Santoña non ci sono Albergue per un lungo tratto;
4. La città è attrezzatissima con supermarket e altro. Anche se devi comprare qualcosa di tecnico, lo troverai;
5. La tappa è stupenda da un punto di vista naturalistico, ma sguarnita fino di ristoranti/bar fino alla graziosissima cittadina precedente, Laredo.
Meno sapone, butti il dentifricio, diminuisce la crema, finiscono le palline ayurvediche, si consumano le cose giorno dopo giorno e il peso si assottiglia.
Il mio zaino è sempre più leggero, e mi rendo conto che ho bisogno di ancor meno.
In queste ultime tappe piovose ho scoperto che mi basta un paio di pantaloncini cortissimi (che se li lavo la sera la mattina sono asciutti), in caso di freddo o di pioggia ci butto sopra i pantaloni Kway, poi due magliette, due mutande, il Kway, il piumino 100 grammi, il cappellino con visiera, un leggerissimo poncho e due calzini. Praticamente tutto il resto sono orpelli in più, rispondono a preoccupazioni, robe in una parola superflue.
Ed è fantastico sentirsi così leggeri. Il mio zaino pesa non più di sei/sette chili ora, già sto lasciando in giro altri pezzi, che alla fine non avrò più di cinque chili sulla groppa. Ho regalato un buffer a Gitte, i calzini griffati “Pellegrino” alla taiwanese che mi ha aiutata a Deba, ma non torneranno indietro nemmeno il cappello e il borsino cui ero tanto affezionata, le perline per la gola, e le scarpe naturalmente.
Che bello lasciare andare, gettare, esaurire senza sprecare, portare a consunzione l’utile ed evitare il dispensabile.
E che bello vedere che ce la fai anche quando piove, che non ti succede niente, ti prendi un’ora o magari anche tre quattro d’acqua e di filato, ma sotto il poncho va tutto bene, il cuore batte, il passo va e quando arrivi all’Albergue ti regali una doccia indimenticabile.
Certo, ti fanno una foto dopo 10 chilometri nel fango, ti riguardi e quasi non ti riconosci con le gambe sporche e i pantaloni arrotolati alla cintura, lo zaino più grande di te, e robe varie malamente appese di qua e di là, con lo stile di una tomb raider de’ noantri.
Ma guardandoti meglio, tutt’a un tratto ti riconosci eccome, come ti riconosci in certe foto di un sacco di tempo fa.
Il Cammino ti insegna anche questo: a liberarti di tutto ciò di cui ti sei armato diventando adulto, a capire che tante cose che ci hanno insegnato creano solo preoccupazioni sotto forma di suppellettili, inducono bisogni artificiali, montano il senso di disistima e di fragilità.
E invece sì, non è necessario farlo, ma se una volta ti capita:
– Puoi dormire benissimo in terra o su un tavolo;
– Puoi camminare per 20 chilometri di prima mattina, a stomaco vuoto, e senza svenire;
– Puoi lavarti in docce comuni senza grossi traumi, dormire in camerate miste, abituarti a condividere le tue cose e il tuo spazio con facce sconosciute;
– Puoi camminare ogni giorno 25 chilometri senza nemmeno esserti preoccupato di allenarti, semplicemente andando senza affrettarti, al tuo giusto passo;
– Puoi vivere con 15 euro al giorno e apprezzare le piccole cose di questa semplicità;
– Puoi sopravvivere al fatto che il tuo zaino non è pulito come uscito dal negozio, che le tue scarpe puzzano, proprio così, che i tuoi indumenti sono tutti un po’ umidicci, e che non hai nemmeno il deodorante per improfumarti;
– Puoi trovare la via ogni giorno, anche se non hai senso di orientamento, anche se hai paura a muoverti da sola, anche se temi la pioggia, i cani randagi, il buio della prima mattina.
Puoi fare questo e chissà quanto di più, nessuna paura. In verità non ti succede proprio niente quando tutto questo lo affronti.
Perché “non c’è montagna più alta di quella che non scalerò, non c’è scommessa più persa di quella che non giocherò…ora”.
E se affronti ogni scomodità con il sorriso di chi sta comprendendo che è così interessante la scoperta dev!propri limiti, e che quando li guardi negli occhi ti accorgi che come tutte le paure sono fatti di niente: evaporano all’istante, e invece pensavi chissà cosa fossero mai…
Ecco, allora accade che trovi la soluzione per affrontare qualsiasi piccola novità rispetto alle tue abitudini ordinarie. E così:
– Non era prevista la colazione per stamattina…
E invece è arrivato un tale Manex a portarmi qualcosa di caldo in camera, e Dom e Luka mi hanno offerto parte del loro ottimo banchetto gluten free;
– Ho preso tanta di quell’acqua ma non ho né febbre né tosse né niente: sto benissimo;
– Sbagli strada e finisci addirittura sull’autostrada Bilbao-Santander, ti fai qualche chilometro e poi ne esci fuori scavalcando una recinzione che va sulla statale;
– Mi è venuto addosso un cagnaccio enorme ringhiando, e con un po’ di sangue freddo sono passata oltre senza che accadesse nulla;
– La caviglia destra va sempre peggio, ma qui all’Albergue di Santoña ho trovato Stefania che mi ha dato un po’ di globuli di arnica e Jerzy mi ha fatto un super massaggio con una pomata naturale che arriva da Poznan.
Insomma, le piccole avventure della vita che ci fanno crescere ogni giorno e che ti fanno avere fiducia in te e nella natura benevola che ti circonda. Che tra parentesi oggi ha regalato un’altra tappa favolosa, anche se col fango, col vento e il mare grosso. E poi in fondo è solo il Cammino di Santiago. Lo fanno tutti, mica è il finimondo 🙂