CdS8: Il paradiso, finalmente 


La scheda del Camino giorno#8: da Navarrete (420 metri) a Ciruena (745 metri), 31 chilometri compiuti in circa 7 ore di cammino, attraversando la città di Najera e il paesino di Azofra.

Percorso misto con un andamento di saliscendi e una salita costante negli ultimi chilometri.
Difficoltà percepita per Abha: 8,5/10 – Difficoltà percepita per Andrea: 7,5/10 – Feeling per Abha: 7,5/10 – Feeling per Andrea: 7,5/10. 
Le nostre impressioni: Anche oggi abbiamo proseguito con la nostra media sopra i 30 chilometri. Paesaggio splendido, di vigne generose e sconfinatamente isolato, quasi desertico, sormontato da massicci di terra rossa di grande suggestione. Le condizioni dei miei piedi però hanno reso questo attraversamento davvero impegnativo: il mio primo piccolo calvario per questo Camino. Ma è valso il paradiso che ne è venuto fuori :-). 

Le spese: Pausa caffè/the a Ventosa (4 euro); Pranzo con menù del pellegrino al Ristorante Bar Sevilla di Azofra: 10 euro (ma veramente pessimo!). Pernotto all’Albergue de la Virgen de Guadalupa a Ciruena: 10 euro a persona (per camera matrimoniale: lusso!) più 4 euro di colazione a persona.

La vescica sotto l’avampiede destro è diventata nella notte una massa dura e gonfia. Il primo passo fatto alle 5:45 del mattino scendendo dal letto a castello della camerata mi fa pensare che oggi no, non ce l’avrei fatta. Però poi mi accorgo che su Messenger è arrivato un messaggio da zia Lodo: Ultreya et Susyete, che per i pellegrini significa sempre oltre avanti, e sempre oltre in alto.


Così non ho dubbi: il giorno 8 mi porterà un dono speciale. 

Lungo la strada, in questi giorni, tanti i messaggi raccolti. Ma oggi di prima mattina un primo segnale: un cantore alla chitarra intona canzoni antiche spagnole e il bellissimo mantra Hari Om Tat Sat. Si chiama Viser, e sembra disceso sulla cima di quella piccola cresta per alleviare i miei piedi con la dea musica.

Ma il Paradiso deve ancora attendere e si presenta a metà strada. Ha la forma anonima di un piccolo rifugio circolare in pietra un poco più scostato rispetto al Camino, sulla sinistra: ma attrae l’attenzione di Andrea quel tanto che basta da invitarmi ad entrare. Con i piedi doloranti e tanti chilometri da fare ancora avremmo potuto proseguire, ma quella specie di nuraghe è magnetico per noi. 

Appena dentro ci rendiamo conto di aver varcato la soglia di un caleidoscopio: un mosaico di messaggi colorati, delicati e forti, universali e personali, ci piovono dall’alto di quelle pietre. Ognuno di noi due legge quelli necessari a sé in silenzio, poi ne stacchiamo invisibilmente qualcuno: ci portano coraggio e cura, per ciascuna delle piaghe aperte sopra e sotto la pelle. Messaggi che facciamo nostri nel nostro individuale bagaglio impalpabile, da qualche parte nascosto nel petto. 
Usciamo e restiamo fermi in ascolto ancora un po’, fino a quando delle urla strazianti rivelano che quel luogo così speciale sorge accanto a un macello: le grida delle povere bestie stridono nel silenzio pieno che abbiamo respirato finora. Quanto siamo fortunati, sentiamo: in questo tao perenne, ad essere così colmi di vita.

Comments 1

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *