La Lunga Marcia del Cammino nelle Terre Mutate
Tappa #4
Km 23
Da Fiastra a Ussita
Difficoltà: 9/10
Bellezza: 9,5/10
CASA: un luogo, un sentimento, uno stato dell’essere.
Solo a perderla e a ricostruirsela da sé si capisce per intero il significato che evoca il suono “casa”.
c.a.s.a. è anche l’acronimo di un progetto formalizzato il 26 ottobre 2018, a due anni dal terremoto, ma nato già l’anno precedente per iniziativa di un gruppo di giovani marchigiani che a Frontignano di Ussita hanno costruito un “porto di montagna”. E che hanno deciso di rimanere, rispondendo a questa domanda, che forse è più una chiamata:
“Cosa accade se abitiamo”.
Scopro Casa, conosco Chiara, Federica, Marta, Patrizia, Christian, i suoi visionari animatori, dopo aver percorso una tappa magnifica. Attraversiamo una prateria d’alta quota, con un lungo sentiero che la cinge a mezza costa, quasi a tenerla insieme con il segno dei nostri passi. E in questa bellezza penso a un gesto simile che avviene ovunque agli edifici laggiù, tenuti insieme da legni, puntelli, elastici che li stringono in decine di chilometri di paesaggio a fondovalle.
Quassù invece c’è un prato infinito di fiori bruciati, sono le antilles vulnerariae, i cui capolini ricordano le croccanti coperture mandorlate di dolci amaretti. Grazie a Paolo Restuccia, il nostro super esperto di piante, scopro che queste praterie secondarie sono il frutto del disboscamento operato dai pastori sei, settemila anni fa, e si deve a questi pascoli la nascita del pecorino marchigiano più gustoso, ma anche l’ondeggiare al sole di migliaia di orchidee, di peonie e di genziane lutee.
Il sentiero disegna una scia lunghissima, stretta e diagonale, i piedi si girano per ore nelle scarpe percorrendo queste traiettorie oblique. Centinaia di metri più in basso occhieggia Cupi di Visso, più avanti spicca imponente il Santuario di Macereto, lasciandoci alle spalle il Lago di Fiastra.
L’invasione della bellezza è il contraltare di un paesaggio che è da maneggiare con cura: come ha scritto giustamente Agostino su Facebook, l’amico tubista del gruppo, lo scempio quotidiano che scorre davanti ai nostri occhi è quanto la gente di qui ci invita a non riportare a casa.
Foto sì, ma con coscienza.
Il miglior contributo che possiamo portare è venire come testimoni non morbosi ma prospettici, di un’area in cui i crolli e la non agibilità riguardano oltre il 90% degli edifici. Ad Arquata, dove arriveremo tra tre giorni, toccheremo la percentuale folle del 100%.
Il visibile non è immaginabile.
L’arrivo a Ussita ci ricorda che questa località era considerata un’eccellenza turistica per gli amanti della natura, la montagna e lo sport in generale. 2500 posti letto, solo 400 i residenti: Ussita viveva nell’abbondanza. Oggi qui di posti letto non ne è rimasto disponibile nemmeno uno, così ci appoggiamo al camping Colorito, a una manciata di chilometri di distanza.
Intanto il Monte bove è sempre lì, con le sue rocce quasi dolomitiche, che si tingono di rosa al tramonto, da milioni di anni.
www.ilmondodiabha.it
(il racconto completo presto su #movimentotellurico e #lafreccia. Con approfondimenti su #lonelyplanetitalia)
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