Italia C2C
Tappa 5 (meno qualcosa)
Da San Severino a Camerino
Km 19
Difficoltà: 7,5/10
Bellezza: 9/10
E insomma, siamo a una giornata particolare, con il pensiero anche a prendere in tempo il treno per arrivare al Rave.
Con tutta l’acqua presa ieri, l’arrivo all’Hotel Due Torri a casa di Paolo Severini e sua moglie Secondina è stato una morbida carezza.
Paolo prende tutte le mie robe bagnate,
Secondina prepara la cena solo per me, oggi che è giornata di chiusura del loro ristorante, che quando fa il pienone copre cento coperti. Un ristorante tradizionale maceratese, gestito con dedizione totale da loro due solo, marito e moglie, che si dividono tra l’attività ai fornelli e alla reception dell’hotel.
Il tavolo apparecchiato in fondo alla grande sala, il piatto forte è la porchetta fatta in casa, per la quale il padre di Paolo vince premi da decenni, visto che il locale è stato fondato dalla nonna nel 1932. Poi ci sono gli antipasti di Secondina, le sue speciali verdure sott’olio, mentre intanto in cucina segue una composta di frutti di bosco per il dessert del giorno dopo.
Paolo e Secondina sono una coppia stupenda, innamorati come stessero insieme da pochi mesi, e invece si amano da trentatré anni. Hanno due figli grandi e in gamba, e tutti e quattro hanno vissuto il dramma del terremoto. Mesi a dormire in auto poi, tornati a casa, lui si tiene i calzini in dosso, lei lascia la luce sempre accesa. Quindici sono stati i mesi spesi a prodigarsi per i concittadini, ospitati nel loro hotel con un cuore solidale tale da dimenticarsi di loro stessi; oggi tanta voglia di rinascita. La loro unione li lascia abbracciare la vita con ottimismo, anche se qui è come a Leonessa: nessun crollo, nessuna perdita umana, il problema di una cittadina implosa al suo interno, la cui paralisi appare invisibile all’esterno.
Non si parla sui giornali di San Severino come di Camerino, non fa notizia questo malessere silenzioso che popola i centri storici spopolati. Così, venire a fare il C2C significa anche portare una mano qui concreta, e ritornare con una testimonianza vivente nella valigia, o nello zaino fino a casa.
La tappa verso Camerino si fa bellissima da subito, in direzione Grotte di Sant’Eustachio. Si cammina sul greto del torrente, addentrandoti in un bosco verdissimo. Poi lo scollinamento verso Camerino, dove mi aspetta Maria.
Appena la vedo, penso a Luisa Pietrangeli, sul Cammino di San Benedetto: queste due stupende ragazze sono le più giovani hospitalere dei due Cammini che ho scelto di fare a breve distanza.
Le ho chiesto un aiuto tra donne: ho i capelli di maga Magò dopo tutta la pioggia, ho bisogno di una piega per il Rave e la diretta su Teleambiente, così mi porta da Monica. Una parrucchiera che lei stessa non conosceva, tra le poche aperte nel pre-festivo. Andiamo al Sottocorte Village, il centro commerciale che ha dato asilo a tanti esercizi commerciali, un po’ fuori dal centro.
Anche Monica mi racconta di avere perso la sua casa, di avere lavorato per un tempo infinito sotto un tendone troppo fredda e troppo calda.
Mentre sono lì da lei, mi dico che bello portare un piccolo contributo nelle tasche di chi ha vissuto tutto questo.
E invece: il cuore grande delle Marche. Ancora una volta. Oltre il richiesto, oltre il dovuto.
Monica, questa sorridente signora elegante, mi dice che vuole offrirmi il lavoro fatto. Perché? Così. Anzi: non vuole nemmeno che citi il nome del suo negozio, che pubblichi la foto scattata.
Monica mi lascia senza parole, come Andrea che ha offerto da mangiare per me e gli amici fiamminghi, come Emanuele che oggi, al mio ritorno dal pazzo Rave Clandestino a Roma, si fa un’ora e mezza di macchina per venirmi a prendere a Foligno. Come la sua dolce Maria che mi dà i suoi vestiti per star calda e buttare tutto il mio in lavatrice (proprio come Luisa, a Trevi nel Lazio).
In questa mia ultima fermata in terra marchigiana chiedo a Emanuele, architetto che ama più di tutto offrire accoglienza alla gente in casa, come mai i suoi corregionali siano così inaspettatamente ospitali.
“La sorpresa” – mi spiega e mi convince – “dipende dal fatto che all’inizio siamo riservati e prudenti. Quando ci apriamo, però, siamo pronti a dare tutto”.
Sarà perché, contadini da generazioni, i marchigiani sanno cosa significa il contatto con le cose essenziali dalla vita: un piatto caldo, le lenzuola di cotone buono, dopo aver attraversato le intemperie che scuotono la terra.
Italia Coast to Coast
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