Cammino del Nord, giorno #16
Da San Esteban de Leces a Amandi
Km 38
Difficoltà: 7,5
Bellezza: 8
Le spese: pappe al supermercato: 15 euro + donativo responsabile all’Albergue La Ferreria di Amandi (affidato alla sensibilità individuale), comprensivo di pernotto, cena e colazione.
Le dritte:
1. Tra gli oli essenziali DoTerra che mi sono portata, c’è quello alla citronella che è vitale per me: mi ripara dalle zanzare (che inaspettatamente sono spuntate fuori con questo improvviso caldo) e dagli insetti;
2. La grande Ellen Modolo, amica e atleta capace del Francese in 23 giorni 😱, mi ha spiegato il suo segreto antivesciche: fare una cura di vaselina nei giorni prima della partenza per il Camino, per tenere i piedi il più possibile morbidi e idratati. Praticamente ogni sera li incremi, ti metti i calzini e vai a dormire così;
3. L’Albergue La Ferrería di Sergio e di sua moglie Edurne è una meraviglia: come tutti quelli del circuito donativo “responsabile”…non mancatelo!
4. Lascio qui a seguire una speciale lista di questo tipo di Albergue 🙂
Ogni volta che Fabio mi manda un messaggio per chiedermi dove sono, io gli rispondo che sto giusto avanti di qualche chilometro, ma che vado così piano che oggi mi prenderà di certo.
Così intanto però sono passati tre giorni.
Sembra la storia di Achille e della tartaruga. Anche se io mi sento più lumaca che testuggine.
Fabio è il gran camminatore vicentino. Ha leve lunghissime, è un super sportivo, capace di lunghe corse in bici, a piedi, a nuoto. È quello dei 45 km di media.
Qualche giorno fa non si è sentito bene. L’ho lasciato indietro, si è fermato dopo una ventina di chilometri e da allora ha rallentato la sua marcia. Però ora sta meglio e stasera per ricongiungerci all’Ostello La Ferreria è autore di 52 chilometri, contro i miei semplici 38.
La sua lezione per il Nord l’ha imparata, lui che mi ha detto che sì, questo cammino l’aveva sottovalutato: e detto da lui vale tanto, vale per tanti.
Pure Iva ha ceduto. Ieri aveva le gambe in fiamme. Andava troppo veloce e oggi mi ha detto “vado avanti lenta anch’io come una lumaca”.
Anche tutti gli altri sono indietro. Negli ultimi tempi faccio da apripista per i miei vecchi amici, che sono alle mie spalle chi di una sessantina, chi di una trentina di chilometri, perché nel frattempo ho saltato in avanti dentro a un altro quadro: così invio loro le dritte sulle segnaletiche più insidiose e soprattutto su dove andare a dormire, senza che si sbattano a cercare a destra e manca.
Eppure io sono una lumaca. Ultimamente mi sveglio presto, anche alle 4:30 e me la prendo comoda. Faccio colazione e mi impomato i piedi con una tale calma che mi meraviglio di me. Ci metto almeno un’ora, forse pure un’ora e mezza. Per molti sarebbe tempo sprecato, sottratto all’impresa di arrivare prima. Quelli intorno a me quando si svegliano buttano la roba alla rinfusa nello zaino, fanno un gran casino nelle camerate che finiscono per svegliare pure quelli che avevano preso sonno appena il vento dei russatori aveva cessato (perché di solito sono rumorosi bifronti: coincidono appunto con chi fa baccano nel preparare lo zaino).
Insomma, dicevo come di solito tanti maschi testosteronici la mattina partono a duemila. Non fanno colazione, si buttano in strada, sbacchettano come ossessi, e poi li ritrovi a sera non sai come.
Tanto qui non è importante arrivare prima, ma arrivare bene. Ieri chiacchieravo con un gruppo di questi, che non riesce a mettere insieme più di 25, 30 chilometri al giorno. Quando ho detto loro che sarei arrivata a 3 chilometri dopo Villaviciosa, mi hanno guardata come un marziano.
“Perché io vado piano, cammino tutto il giorno. Mi godo il paesaggio, mi fermo, faccio foto, compro qualcosa da mangiare e la gusto con calma, mi incremo i piedi, incontro e chiacchiero di qua e dillà, scrivo”.
Loro invece si spompano per 5 o 6 ore, poi arrivano come vegetali, si sfondano di bocadillos, dormono (russano) e ricominciano.
Per carità: ognuno ha il suo stile, non c’è uno giusto e uno sbagliato. Però fatto sta che la lumaca va, avanza inesorabilmente, si stanca in modo graduale, alla fine arriva più lontano.
In fondo la vita non si misura in strappi e in velocità: è dove si arriva in fondo la vera misura del tempo.