Tutto il cammino per vivere questo

Cammino di Finisterre, giorno #2

da Agupesada a Olveiroa

Km: 47,2

Difficoltà: 9,5/10 (due tappe in uno)

Bellezza: 9/10 (tanta acqua, fiumi, ponti, stagni…e in lontananza finalmente il mare)

Le spese: supermercato = 15 euro; merenda/cena = 8 euro; Casa Loncho = 12 euro. Totale: 35 euro

Le mie dritte:

1. Casa Loncho a Olveiroa è decisamente un buon posto;

2. Sulla strada trovi a Vilaseria Casa Vella, dove ero già stata lo scorso anno a pranzo: semplicemente meraviglioso, anche come rapporto qualità prezzo. Consigliatissimo anche per dormire;

3. Negreira non è decisamente una località affascinante: meglio scegliere il pernotto in un posto successivo (tra Negreira e Olveiroa ce ne sono molti);

4. Lungo la strada ci sono molti corsi d’acqua: se ti piace fare il bagno, indossa già il costume per questa tappa;

5. Negreira ha l’unico supermercato disponibile per alcune decine di chilometri: tradizionalmente ci si rifornisce lì:-)

Così grande questa esperienza che era troppo per contenerla tutt’insieme in un post a caldo ieri. Troppo stanca anche per mettere a fuoco quello che è realmente accaduto, nel percorso enorme di pochi metri che separa una panchina da un letto.

Ieri ho visto in volto Signora Provvidenza. La aspettavo da sempre, ma mai come ieri mi si è manifestata in carne ed ossa. Nelle spoglie semplici e sorridenti di Loli Rudiño.

A mente lucida, provo a spiegarvi la grandezza di ciò che mi è accaduto:

Arrivata a Santiago, issato lo zaino al cielo, baciati Wojtech e Martin…ho sentito l’istinto immediato di andare. Proseguire via subito. Sarei potuta restare una notte a festeggiare, come fanno tutti…Orazio era in arrivo, con la promessa stravizio della sua super cacio e pepe da condividere nella cucina dell’Albergue. E invece no, via e senza un perché (con lui che a ragione mi scrive: “non sei mica tanto normale…proprio così).

Allo stesso modo, il mio crollo è stato del tutto incongruo e imprevedibile. Eppure, quando ho visto la panchina al km 79,034 in mezzo alle due case, mi sono sentita subito al sicuro. Quando ho visto Loli sgambettare nel suo giardino di fronte a me, mi sono sentita subito a casa.

Mi sono affidata, mi sono addormentata come una pupa nella culla di una panchina in mezzo al passaggio, senza timore, alle otto di sera, e quella panchina mi sembrava un baldacchino.

Già: la non-paura, cioè la fede: è questo il sentimento che predispone l’arrivo della Provvidenza.

Un’ora dopo Loli era lì accanto a me, in mano cibo, pomate, una bottiglia d’acqua e le chiavi della macchina. Mi dice che posso dormire nel suo giardino, lei però deve uscire per la serata, e quindi capisco senza che aggiunga una parola che non se la sente di mettere una sconosciuta da sola in casa sua così.

Pensavo che di domenica sera andasse a mangiare fuori con gli amici, invece quando torna verso mezzanotte apprendo che fa l’assistente geriatrica, e che quel lavoro di conforto agli anziani le appassiona il cuore.

Mi guarda appallottolata nel mio sacco a pelo in diagonale sulla sua sedia a sdraio con uno sguardo di pura compassione, e con piglio imperativo, materno e spagnolo, mi ordina di seguirla in casa: “Mica ti lascio qui tutta la notte, no no!”.

Cosi, pur essendo tardissimo e venendo lei da un turno di lavoro mica facile, mi prepara una cena leggera, mi sistema il letto, mi mostra tutto quanto nel suo profumatissimo bagno avrei potuto utilizzare. E mi porge i vestiti di sua figlia, la bellissima rocker Thais Suki, sponsorizzata da Laura Pausini per la finale dell’edizione di La Voz d’un paio di anni fa. La maglietta che indosso nel selfie che mi sono scattata dopo una notte indimenticabile è quella dei Supernatural, la band di cui Thais è leader, cui mi auguro di ricambiare un pizzico della fortuna che ho ricevuto in casa sua.

Poi rifletto che in fondo in Camino è tutto un dare e ricevere. Ieri mattina, arrivata a Santiago, avevo investito senza pensare in frutta esotica per festeggiare con qualcosa di sano e succoso il rinnovato abbraccio con Wojtech. Wojtech che mi aveva regalato i suoi avocado quando ci siamo conosciuti. E dopo la pappata di frutta, incontriamo Serena Barbaran, una ricercatrice padovana che mi ha trovata tramite Padre Ernesto, che studia i pellegrini in arrivo a Santiago…e senza alcuna ragione ragionevole, decide di offrirci da bere. Quindi arriva Martin, che mi offre la merenda prima di partire. E a sera arriva Loli…che mi offre la Provvidenza. Alla quale ricambio con il mio borsino peruviano che porto sempre in tutti i miei viaggi, ma non c’è posto migliore di lasciarlo nelle mani della Provvidenza, insieme a un paio di calzini nuovi da trekking.

Gli umili regali di una pellegrina.

Con grande sorpresa, solo dopo tutto questo, Loli scopre poi che anch’io sono musicista, che sono giornalista, che sono…che sono…anzi: che faccio, che faccio.

Perché quando mi ha raccattata in strada, lei mi ha raccolto per quello che sono davvero, non per i ruoli che incarno.

Ecco il punto: vedi in strada un pellegrino cencioso e impolverato, buttato su una panchina. E non penseresti mai che dietro di lui o lei possa nascondersi una creatura che condivide lo stesso percorso di tuo figlio.

E allora, quant’è straordinario quello che ha fatto Loli: offrirmi non l’acqua del sindaco o una pesca insipida, ma il meglio che poteva darmi, la benda nuova per il piede, gli asciugamani profumati anche se ho il mio nello zaino, le sue pantofole nuove, anche se non mi mancano.

È facile offrire ciò che non offriremmo a noi stessi. Ben diverso è donare ciò che abbiamo scelto per noi.

Perché lungo il Cammino il pendolo del dare e ricevere oscilla in modo esatto e perfetto.

E così passo una notte incredibilmente riposante, ma al tempo stesso colma di ispirazione e gratitudine.

Tutto il Cammino per trovarmi qui ora, e vivere questa esperienza. Vi dico mentre scrivo attraversando i ricordi di adesso in un pausa a Casa Vella, ma già mi sto alzando per camminare oltre. La tappa fino a Oliveroa è ancora lunga.

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